Unum castigabis, centum emendabis. Colpirne uno per educarne cento. Doverosa premessa: nessuno vuole inneggiare azioni violente o la lotta armata. Ci dissociamo dalla finalità con cui veniva ripetuta questa frase nel Novecento ma ne condividiamo il senso quando a Milano, nel 2024, si viene ancora discriminati per il proprio orientamento sessuale.
Colpirne uno per educarne cento: a Milano si discrimina ancora
L’ultimo fatto di cronaca prende spunto da un video pubblicato sui social da Andrea Papazzoni. Lui lavora nel settore musicale, ha creato un’etichetta discografica di nome Gotham Dischi e ha uno studio di produzione musicale a Milano. Da qualche tempo sta cercando casa in città. La trova, fa una buona offerta ma quando tutto sembra andare verso la conclusione dell’affare… la proprietaria di casa si rifiuta di affittargli casa perché Papazzoni è gay.
Lo sdegno che si prova quando si ascoltano certe storie è difficile da descrivere. Mi vengono in mente le famose parole attribuite in epoca moderna proprio a Mao Zedong, il leader del Partito Comunista Cinese dal 1949 fino alla sua morte: “Colpirne uno per educarne cento”. Uno slogan utilizzato in Italia dalle Brigate Rosse durante gli anni Settanta. Ribadiamo la totale distanza dal valore politico di questa affermazione.
Ma chi scrive ne condivide il senso sociale. Non è accettabile che a Milano si discrimini per l’orientamento sessuale, ancora, nel 2024. Inconcepibile e retrogrado. Sarebbe proprio il caso di colpirne uno (di omofobo) per educarne cento (eccome se ci sono). Anche a Milano, purtroppo. Proviamoci nel nostro piccolo: se state cercando casa, diffidate da chi affitta in via Carlo Imbonati, 56. Nessuna violenza, solo una lezione di civiltà (e meno business per la signora).
