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06. 05. 2024 20:19

MilanoSanremo, Dargen D’Amico torna al Festival: «La mia Onda alta, l’inevitabile movimento degli esseri umani»

Un brano sull'immigrazione che anticipa l’uscita dell’album Ciao America: «Ho deciso di tornare per vivere un’esperienza più completa»

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Torna a Sanremo, forte del successo di Dove si balla, Dargen D’Amico con un brano che rappresenta un intero progetto: l’album Ciao America ha infatti anticipato Onda alta, la canzone che ascolteremo sul palco dell’Ariston. Un brano uptempo, ma con un forte messaggio sociale, che parla di immigrazione, fotografia dell’Italia attuale immortalata alla perfezione dal progetto discografico.

Dargen D’Amico torna a Sanremo

Onda alta ha un messaggio molto importante. Per questo lo porti a Sanremo?
«Non strutturo le canzoni. Cerco di rappresentare le cose come sono nella vita reale. In una conversazione, ad esempio, ci sono diversi livelli di dialogo. Io cerco di rispondere a una richiesta di trasparenza che sento verso me stesso. Racconto le cose come se scrivessi un diario. Poi per forza di cose la canzone non può approfondire a pieno il tema che tratto».

Un po’ come Dove si balla.
«Fotografava i due anni precedenti. Guardando all’esterno, avevo inserito elementi che mi avevano colpito. Qui mi sono concentrato di più, ma sempre perché sono stimolato da ciò che accade».

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E cosa è accaduto che ha dato vita a Onda alta?
«Nel 2023 sono arrivati più di 500mila migranti in Italia. Forse sono influenzato dalla storia della mia famiglia che ha sempre raccontato l’immigrazione come parte imprescindibile della vita».

Nella serata delle cover omaggi Ennio Morricone con la BabelNova Orchestra.
«La musica di Morricone sarà The crisis (da La leggenda del pianista sull’oceano, ndr), ma ci adatterò i miei testi: Modigliani, il primo brano che ho presentato a Sanremo nel 2015, e Dove si balla. È un tentativo di dare un altro punto di vista».

Ormai sei un habitué del Festival.
«L’ho sempre guardato e ho sempre avuto curiosità sulla macchina che si cela dietro all’organizzazione. La volta precedente era tutto immobile per lo strascico del Covid. Ho deciso di tornare per vivere un’esperienza più completa».

Cosa hai imparato dal precedente Festival?
«Il ricordo più forte che ho è l’ingresso. Sapevo dalla regia che ci sarebbero stati due minuti di pubblicità e che prima di me c’erano i Måneskin. Ero tranquillo perché c’era la pubblicità e so che chi entra dopo gli spot viene osannato da casa. Aspettavo i miei due minuti e improvvisamente mi dicono “30 secondi e tocca a te”. Questo è Sanremo».

Cosa ne pensi di questa abbondanza di cassa dritta quest’anno al Festival?
«Me l’hanno chiesto in molti cosa penso, ma non ho un’idea chiara su quello che fanno gli altri artisti. Io ho un rapporto quasi terapeutico con la cassa dritta. Alcune cose mi piace ascoltarle collettivamente e una di queste è il drittone. È il tamburo tribale ed è anche in qualche modo un obbligo a muoverti e a lasciarti andare. Sono felice se si lasceranno andare anche altre persone».

Il nuovo album si chiama Ciao America. Come mai?
«È un titolo cumulativo. Quando lavoravo ai brani di questo disco, ho notato che c’era una tendenza nella scrittura a riferirmi molto ai legami familiari. Ciao America per me rappresenta un capitolo importante della mia gioventù. All’epoca, soprattutto quando ero in vacanza in Sicilia, si parlava dei nostri parenti emigrati trattati con moltissimo rispetto da chi è rimasto qui. C’era anche l’occasione di leggere estratti delle loro lettere e quel momento, con una certa leggerezza e faciloneria, lo etichettavo come il momento Ciao America. Ma è anche la sintesi di ciò che faccio, musica italiana che si approfitta di alcuni stilemi musicali degli USA senza che lo stilema prevalga sulle scelte di musica italiana. È un mix di elementi e poi mi sembrava riassuntivo di questo momento che il mondo sta vivendo con il passaggio dello scettro da Occidente a Oriente».

C’è anche una critica all’immobilismo tipicamente italiano?
«L’immobilismo caratterizza l’Italia da 30 anni. Quindi è un’analisi attuale in senso ampio. Non ho la necessità di dividere i piani quando scrivo, credo che la forza degli esseri umani sia quella di comprendersi. Io cerco di inserire i punti di vista che mi appartengono e quelli delle persone con cui mi confronto. L’Italia è immobile dagli anni ’90, dalla privatizzazione. Non c’è un elemento in particolare, ma è parte del movimento».

IN GARA CON

Onda alta

IL DUETTO

Omaggio a Ennio Morricone, Modigliani sulle note di The Crisis, con BabelNova Orchestra

A MILANO

Martedì 1 ottobre alle 21.00

Teatro degli Arcimboldi

Viale dell’Innovazione, 20

Biglietti: da 25,30 euro

su ticketone.it

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