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19. 05. 2024 07:08

Olindo torna a parlare dal carcere di Opera, 16 anni dopo la strage di Erba: «Io e Rosa siamo stati incastrati»

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Olindo e Rosa sono passati alla storia del nostro Paese ma 16 anni dopo la strage di Erba l’uomo condannato all’ergastolo in concorso con la moglie si è sfogato in un’intervista che ha realizzato all’Adnkronos, ovviamente dal carcere di Opera dove vive recluso. «Forse è arrivato il momento di fare un po’ di chiarezza».

Olindo, l’intervista

«In cella la vita è sempre quella, nulla di nuovo. Per passare un po’ il tempo continuo a lavorare in cucina, per il resto sto senza far niente tutto il giorno, spesso in compagnia di qualche altro detenuto costretto come me in questo carcere», ha dichiarato l’ex netturbino condannato per l’uccisione di Raffaella Castagna, il figlio Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini.

Olindo
Olindo

Olindo, il processo

«L’avvocato Fabio Schembri (che sta lavorando a una richiesta di revisione del processo, ndr) è sempre stato convinto della mia innocenza e di quella di Rosa e non è più l’unico, grazie a Dio, a credere che io e mia moglie non abbiamo commesso la strage di Erba. Non so perché non sia stata approfondita la pista dello spaccio di droga, continuo a pensare che sia stato più semplice incastrare due persone come noi non sveglissime e inconsapevoli di quello che ci stava piombando addosso».

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Olindo, lo sfogo

«Mi capita di ripensare a quei giorni e a come ci hanno abbindolato e preso in giro, tanto che solo quando ci hanno portato al Bassone ci siamo accorti che i sospettati eravamo noi. Da allora tutto è assurdo e continua a essere irreale. Io le liti dalla casa di Raffaella e Azouz le ricordo bene, litigavano spesso, ma non per questo abbiamo pensato di fare una strage. E, in effetti, non c’entriamo nulla. Chi è stato? Non lo so, diversamente lo avrei già detto ai miei avvocati, ma di certo una strage simile può farla solo chi è abituato a fare quelle cose, non penso sia facile improvvisare un fatto del genere così efferato».

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