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07. 10. 2024 19:17

Quattro anni di Giuseppe Sala: luci e ombre ad un anno dalle nuove elezioni comunali

E sulla prossima ricandidatura il sindaco ammette: «Nulla di più interessante che fare questo lavoro»

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Quattro anni da sindaco di Milano. E chissà. Magari siamo nemmeno a metà di un percorso che potrebbe portare Giuseppe “Beppe” Sala alla guida di Palazzo Marino fino al 2026. Che poi sarebbe la chiusura di un cerchio visto che proprio tra sei anni Milano ospiterà le Olimpiadi invernali insieme a Cortina.

 

Quattro anni di Giuseppe Sala, l’incontro con i giornalisti

Eppure il primo cittadino, che ha incontrato la stampa cittadina proprio per fare il punto di quattro quinti di mandato, dice con forza di non aver ancora deciso sulla ricandidatura. Ma – ammette – non mi vedo meglio in nessun altro ruolo, non ho una agenda politica diversa.

Da che cosa dipenderà la decisione di ricandidarsi?
«Assolutamente non dall’analisi delle possibilità che avrei di vincere. Voglio riflettere se avrò le energie per riuscire a farlo. Allo stesso tempo non immagino che potrei fare altre cose, per me non c’è nulla di più interessante che fare il sindaco di Milano».

E se dovesse sciogliere di non proseguire?
«Darei totale supporto a chiunque deciderà di candidarsi per il centrosinistra. Non mi sognerei mai di consigliare un candidato o un altro».

Il ruolo del sindaco è adeguatamente remunerato oggi in Italia?
«Un consigliere regionale guadagna più, non è giusto e non lo dico per me, ma perché vorrei un sindaco che viva del suo lavoro, che non ha potere economico ma una profonda passione politica».

Si sente di appoggiare chi chiede un cambio alla guida della Regione Lombardia?
«Non posso chiedere il commissariamento dal punto di vista del mio ruolo istituzionale. È necessario un cambio di strategia: Fontana dovrebbe ammettere i suoi errori, e da lì ripartire. Purtroppo noto la mancanza di un’analisi di coscienza».

E’ sempre convinto del piano delle ciclabili come quella di corso Buenos Aires?
«Non ho alcun pentimento in merito. C’è una visione che si raggiungerà un passo alla volta. Più di così non potevamo fare. Su viale Monza, ad esempio, dobbiamo ancora capire bene come ridisegnare la sosta, passando dai parcheggi a lisca di pesce ad un altro tracciamento parallelo alla ciclabile».

L’apertura del primo tratto di M4 slitterà?
«Ho parlato con Sea (la società che gestisce gli aeroporti milanesi, ndr) e non c’è comunque in programma un piano di riapertura di Linate, in quanto il traffico aereo anche su Malpensa è drasticamente calato. La M4 era stata pensata per collegare la città a Linate più velocemente, ma ora che i turisti a Milano mancano, non ha senso accelerare per il termine dei lavori».

Qual è lo stato di salute dei conti del Comune?
«Il Governo ha fatto avere ai comuni tre miliardi. Ce ne ha promessi altri tre, ma non si sa quando. Più che avere nuovi fondi, chiediamo la possibilità di indebitarci. Non vogliamo tagliare i servizi ai cittadini».

E’ davvero ora di chiudere la fase dello smartworking?
«E’ una mia battaglia culturale, non dobbiamo pensare che sia la normalità ma una parte dell’interpretazione del lavoro. Lo smart working è una leva di flessibilità non una modalità normale, oggi non sappiamo se a ottobre, a novembre potremo tornare in lockdown, quindi se questo momento è propizio per tornare a lavorare facciamolo, non ho nulla contro questa modalità ma non pensiamo che con questo risolviamo tutto».

Giuseppe Sala, i cinque top

Giovanni Seu

Primarie e poi Comunali
Tutto inizia nella serata del 19 giugno di quattro anni fa quando Beppe Sala prevale al ballottaggio su Stefano Parisi di tre punti e mezzo. In realtà l’ex manager aveva già affrontato una dura prova a inizio anno quando si era sottoposto alle primarie del centrosinistra: superando un ostacolo che pareva più insidioso del vero appuntamento con tutti i milanesi.

In campagna elettorale Sala si trovava incalzato da un outsider come Parisi che gli rosicchiava tutto il vantaggio di consensi sin quasi raggiungerlo nel voto del primo turno. Al secondo tuttavia Sala raccoglieva 264 mila voti che lo portavano a Palazzo Marino succedendo così a Pisapia.

Olimpiadi 2026

C’è un’immagine che immortala Sala a pugni chiusi che scatta in piedi dalla sedia con un atletico colpo di reni. E’ l’esultanza provocata dall’assegnazione delle Olimpiadi Invernali del 2026 a Milano e Cortina avvenuta lo scorso 24 giugno a Losanna: il sindaco è incontenibile, grida “Italia Italia” con un furore degno di una vittoria al campionato del mondo di calcio.

La gioia inarrestabile si spiega anche con le vicissitudini che hanno caratterizzato la candidatura italiana, in origine col tridente Milano Cortina e Torino, che deve a fare a meno di quest’ultima. Sala, assieme a Fontana e Zaia, costruisce un progetto che sbaraglia quello di Stoccolma.

Boom turismo

Grazie a Expo Milano ha rivelato al mondo di essere non solo un richiamo per imprenditori, finanzieri, melomani e designer ma anche per i turisti. Di anno in anno si è assistito ad un crescendo di presenze fino al record stabilito nel 2019 con 10.861.071, di cui 7,5 in città e il resto nell’area metropolitana.

Questo l’identikit del visitatore tipo di Milano: ha tra i 31 e 45 anni (3,4 milioni), viaggia da solo (5,3 milioni) e ama fermarsi in autunno. Considerando il trend di crescita era quasi scontato prevedere quest’anno un altro record ma è arrivato il coronavirus che ha colpito questo settore più di ogni altro.

Best City
Moda, design, grattacieli, eventi, arte. In città si vive un inebriante rinascimento e i riconoscimenti arrivano da tutte le parti, sempre più prestigiosi. Viene incoronata “Best city” del 2019 dal prestigioso magazine di design, moda e viaggi Wallpaper primeggiando su Shanghai, Vancouver, Helsinki, Shariah.

Siamo una città di tendenza a livello internazionale, il titolo della rivista britannica che ci loda è già un programma: “Milanese moments”. Sala si sente e si comporta come un novello Lorenzo il Magnifico che non si accontenta mai e vuole portare avanti la crescita di quello che definisce “un momento d’oro”.

Record di popolazione
In città, come in tutta Italia, non si fanno figli eppure la popolazione cresce al punto da invertire un trend che in passato sembrava inarrestabile. Lo scorso settembre Sala ha ricevuto a Palazzo Marino il residente numero 1.400.000, un giovane siciliano di belle speranze che rappresenta idealmente tutti coloro che vogliono partecipare e godere, almeno un po’, del momento magico che attraversa la città.

A fine 2018 il Sole 24 Ore ha decretato che qui la qualità della vita è la migliore d’Italia, scalzando un centro come Bolzano dov’è difficile vedere un mozzicone per terra: Milano, insomma, è diventata davvero trendy.

Giuseppe Sala, i cinque flop

La sconfitta Ema
Subito dopo il voto del 23 giugno che ha decretato la Brexit Sala ha iniziato a pensare Milano come alternativa a Londra. Il primo obiettivo è stato fare traslocare l’Ema, l’agenzia del farmaco, sotto l’ombra della Madonnina.

Si è costruita un’intesa virtuosa con l’allora presidente della Regione Maroni e con tutti i soggetti economici della città per sponsorizzare un’operazione che avrebbe portare un indotto da 1,7 miliardi. Si arriva al voto e Milano sbaraglia tutti tranne Amsterdam con cui si arriva pari: la pallina dice Olanda decretando la sconfitta e una delusione immensa.

Navigli riaperti. Anzi no
E’ il punto più suggestivo del programma elettorale: la riapertura dei Navigli. Sala ci crede, vuole con determinazione trasformare Milano in una Venezia situata in mezzo alla pianura Padana.

Arriva il progetto del Politecnico con splendidi rendering, inizia un giro di incontri in città per illustrarlo e convincere coloro, non pochi, che hanno perplessità sulla fattibilità dell’opera. L’ostacolo più grande è finanziario, ci vogliono circa 500 milioni: troppi se si pensa che manca ancora gran parte della riqualificazione delle periferie e che M4 sta succhiando molte risorse. Così Sala rinuncia.

San Siro, il regno dell’indecisione
Milan e Inter non vogliono più giocare al vecchio Meazza, chiedono uno stadio più moderno all’interno di uno spazio ridisegnato con alberghi, servizi e un centro commerciale.

Per Sala è un grande dilemma, forse il più grande di questo suo primo mandato: da un lato sa bene che una buona parte della sua maggioranza è contraria a un progetto ritenuto speculativo e antiambientale e che molti milanesi sono molto affezionati al Meazza, dall’altro c’è in ballo un investimento di 1,2 miliardi che rischia di svanire. La trattativa è ancora in corso ma sembra evidente che se ne riparlerà al prossimo consiglio comunale.

Area B non basta
Il problema è vecchio, tutte le amministrazioni si sono dovute cimentare senza trovare soluzioni soddisfacenti e anche quella guidata da Sala sembra non fare eccezione. Si tratta dell’inquinamento che proprio all’inizio del 2020 ha avuto un’impennata: in 22 giorni su 27 i livelli di Pm10 hanno superato la soglia massima di 50 microgrammi per metro cubo d’aria, al punto che il sindaco ha dovuto decretare il blocco della auto per il 2 febbraio.

Tutto ciò nonostante Area B, nuove ciclabili e promozione di mobilità alternativa: c’è bisogno di qualcos’altro.

#MilanoNonSiFerma
Il Covid-19 si è abbattuto su Milano bloccando tutte le attività e provocando la morte civile. Sala ha provato ad opporsi, sottostimando il pericolo, insistendo nel fare gli aperitivi e incitando i milanesi a non fermarsi neppure di fronte all’epidemia.

A fine febbraio ha rilanciato anche un video #MilanoNonSiFerma, poi ha dovuto fare dietro front, incalzato dagli eventi: per il sindaco è stato il periodo più brutto, non solo per la drammaticità della situazione, ma anche per l’incapacità di individuare vie d’uscita. Il momento è stato molto difficile ma il primo cittadino così incerto nella guida della città non si era mai visto.

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