La procura di Milano ha emesso un sequestro nei confronti di Airbnb, la piattaforma internet americana che consente l’affitto di appartamenti a breve termine in tutto il mondo. La società di diritto irlandese del gruppo è stata oggetto di una confisca da quasi 780 milioni di euro, poiché accusata di aver omesso di fare quanto necessario come sostituto d’imposta nei confronti degli affittuari degli appartamenti in Italia.
Airbnb, l’indagine
Le attività italiane della società sono state oggetto di un’indagine che ha coinvolto tre persone e i ricavi complessivi stimati nell’arco di quattro anni sono pari a 3,7 miliardi di euro. Secondo le accuse, avrebbe dovuto effettuare e dichiarare le ritenute fiscali corrispondenti al 21% sui canoni di locazione di breve termine pagati dagli utenti della piattaforma per trovare case vacanze. Il totale sequestrato di 779 milioni e mezzo è da considerarsi in vista della confisca obbligatoria.
Airbnb e la procura di Milano
La Procura di Milano ha comunicato che, grazie alla sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea del 22 dicembre 2022 e alla successiva sentenza del Consiglio di Stato del 24 ottobre 2023, Airbnb continuerà ad essere soggetto all’obbligo di prelievo alla fonte della cedolare secca e alla conseguente erogazione del tributo. Si conferma, quindi, l’impegno della società nei confronti degli obblighi fiscali previsti dalle norme vigenti.
Airbnb e gli affitti brevi
A marzo gli alloggi su Airbnb erano circa 16 mila, a giugno poco più di 20 mila. Secondo il sito «Inside AirBnb» che misura l’impatto degli affitti brevi sulla città, oltre l’81% (17.866) sono interi appartamenti, 4.090 (il 17.7%) sono stanze in case abitate (perlopiù dai proprietari), altre 254 sono camere doppie in condivisione e «solo» 32 sono stanze d’albergo messe in affitto sulla piattaforma.