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26. 04. 2024 17:58

Prova su strada: ristorazione e cultura programmano una Fase 2 all’aperto

«Servono esperienza, grinta e creatività»  

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ristorazione e cultura programmano una Fase 2 all’aperto
ristorazione e cultura programmano una Fase 2 all’aperto

L’ouverture è una composizione che sta all’inizio di un’opera lirica, una cantata o un balletto: talora autonoma e indipendente, più spesso summa strumentale di ciò che segue. Milano, nel suo golfo mistico, sta ora accordando gli strumenti, in attesa che il sipario torni ad aprirsi, il palcoscenico ad animarsi, la musica a risuonare. Letteralmente, ouverture significa apertura ed è proprio all’aperto che ristorazione e cultura stanno programmando la loro Fase 2.

 

Ristorazione e cultura programmano una Fase 2 all’aperto

Dal chiuso. Dopo mesi di cupo silenzio, con persone barricate in casa e serrande abbassate, la Fase 2 potrebbe essere all’insegna dell’apertura a tutto tondo: non solo perché gradualmente si tornerà a godere di alcune libertà perdute, ma anche perché varie attività potrebbero spostarsi in esterna. In attesa di disposizioni ufficiali in materia, l’en plein air pare essere una valida opzione per ripartire.

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Distanziamento. Il motivo è presto detto: all’interno di molte realtà non si riuscirà a garantire il distanziamento minimo richiesto, così spostarsi fuori, all’aperto, vista anche la bella stagione, può essere un buon modo per fare il primo passo verso il nuovo ordinario. Discorso che vale per la ristorazione, ma anche per la cultura, due tra i settori più in sofferenza per il prolungato lockdown e che dovrebbero riaprire rispettivamente il 1° giugno e il 18 maggio. Cinema versione drive-in, caffè in strada, spettacoli teatrali e lezioni in parchi e piazze: sarà questo il futuro?

Tutti fuori. In attesa di saperne di più, si ragiona per ipotesi, ma le città si stanno attrezzando per concedere spazi pubblici più ampi. L’obiettivo è aiutare i commercianti, ma anche rianimare centri storici e periferie. La Calabria ha rotto gli indugi, disponendo già da giovedì scorso, non senza polemiche, la ripresa delle attività di bar, pasticcerie, ristoranti, pizzerie e agriturismo con somministrazione esclusiva attraverso il servizio con tavoli all’aperto e nel rispetto delle norme anti contagio. Sono tante, però, le amministrazioni italiane al lavoro, più o meno sottotraccia, su misure straordinarie per moltiplicare gli spazi e consentire alla ristorazione di diventare outdoor.

Milano si ripensa. A Milano la questione è affrontata nella Strategia di adattamento, il documento del Comune, aperto al contributo dei cittadini, per ridefinire l’uso di strade e spazi pubblici. In parallelo a ciclabilità, pedonabilità e mobilità sostenibile, c’è lo sviluppo di aree che consentano usi commerciali, ricreativi, culturali e sportivi, rispettando il distanziamento fisico ma non sociale previsto dalla Fase 2. Palazzo Marino ha chiarito che intende usare tutti gli strumenti di sua competenza per sostenere la ripartenza della ristorazione: dall’abbattimento del canone di occupazione del suolo per chi metterà tavolini e sedute all’esterno alla dilazione di Tari e altre imposte comunali. Da città medaglia d’oro della Resistenza a medaglia dehors della ripartenza il passo potrebbe non essere così lungo.

Le facilitazioni allo studio del Comune

  • Abbattimento dei canoni d’occupazione del suolo pubblico
  • Dilazione della Tari
  • Allargamento degli spazi destinati a dehor

«Servono esperienza, grinta e creatività»  

Carulli (Milano Drive-In): «Aggregazione e sicurezza? Si può fare»

Fabio Carulli Milano DriveIn
Fabio Carulli Milano DriveIn

Il fascino del cinema in auto dell’America anni ’50 coniugato con tecnologie audio-video all’avanguardia. Una formula che oggi, in tempi di Covid-19, è perfetta per declinare il concetto di distanziamento fisico, ma non sociale. L’anno scorso Bovisa Drive-in fu un successo (oltre 32 mila presenze) e ora è pronto a tornare con un nuovo nome, Milano Drive-In. «Il distanziamento fa parte dalla natura stessa del progetto in quanto le auto sono lontane – ammette Fabio Carulli, uno degli organizzatori –. Non è un caso che stiano nascendo tante iniziative di questo tipo, anche se non si può improvvisare: dietro un evento di questo tipo ci sono mesi di lavoro e tanti sacrifici».

È possibile, quindi, coniugare divertimento e sicurezza?
«Certo. La burocrazia non aiuta e le incertezze sono tante, ma è possibile. Noi siamo pronti a partire: serviranno tempi tecnici per l’allestimento, ma attendiamo solo il semaforo verde».

Sarà sempre in Bovisa?         
«Non è ancora certo: stiamo valutando varie opzioni e il dialogo con il Comune, oltre che con Euromilano, proprietaria dell’area Ex Triennale Bovisa in via Lambruschini, è costante».

Come garantirete la sicurezza?         
«Abbiamo ampliato ulteriormente gli spazi tra le auto e inglobato la parte d’intrattenimento (concerti, street food, etc.), l’anno scorso a sé stante, nella formula drive-in. Ci sarà una platea auto di circa 150 vetture, con barriere di divisione tra le piazzole, servizi igienici per ogni fila di auto, sanificazione di tutti i dispositivi e igienizzanti monouso».

Poi?
«Un’app per le ordinazioni consentirà di ricevere cibo e bevande direttamente nella propria piazzola, senza dover scendere dall’auto».

Come coniugare il #distantimauniti con il divertimento?
«Vorremmo, per esempio, creare un’area di pertinenza all’esterno dalle vetture per ballare in sicurezza durante i dj-set. Aggiungiamo, poi, un sistema d’interazione tra le auto: se, cioè, si vede un ragazzo o una ragazza che ci piace, potremo scrivergli/le da un’auto all’altra».

«Salita lunga e ripida»

Acampora (Epam): «Nuove norme, ma non perdiamo identità»

Fabio Acampora Epam
Fabio Acampora Epam

«La ripartenza sarà una salita lunga e ripida, ma non possiamo fare altrimenti. La sfida è riuscire a riadeguare le aziende e rivedere budget e previsioni d’incasso.
Lo Stato deve esserci vicino, ma, se aspettiamo solo lui, moriamo».
Così Fabio Acampora, vicepresidente di Epam, l’associazione provinciale milanese dei pubblici esercizi, e tra i nomi più noti dell’imprenditoria Food&Beverage.

Cosa prevedete?        
«Nel peggiore delle ipotesi il 30% d’incassi del pre-virus, con la speranza di arrivare al 50%. È difficile dire quanto tempo ci vorrà per tornare ai ritmi di prima: ora il problema principale è capire quanta gente avrà fiducia di fare un aperitivo o cenare fuori».

Impressioni?
«La fascia over 65 avrà più timori a uscire, specie all’inizio, mentre i giovani torneranno in tempi più brevi alla vita che facevano prima».

Vi convince l’opzione della ristorazione outdoor?
«Perché no? Andiamo verso la bella stagione ed è un’idea. Attenzione, però: molti locali non possono spostare l’attività fuori per assenza di spazi».

Cosa fare?      
«Cercare di adattare il locale – e lo faremo – per rispettare le varie norme, senza, però, stravolgerne l’arredamento e la struttura: perderemmo la nostra identità. L’emergenza, prima o poi, finirà, ma questi mesi ci insegneranno molto e, forse, lavoreremo meglio in futuro».

In che senso? 
«Terremo presenti molti più fattori, specie dal punto di vista dell’igiene. Lo stesso delivery, poi, che si è iniziato a fare per necessità, potrebbe diventare una consuetudine. Dalle cose negative bisogne sempre cercare tirare fuori il lato positivo».

Fine dell’era del caffè al volo preso al banco e dell’happy hour?     
«No, credo sia solo uno stop momentaneo. Non è vero che “nulla sarà più come prima”: qualcosa non sarà più come prima, ma qualcos’altro resterà e tornerà. Il nostro modo di fare ristorazione è unico e me lo terrei stretto: non ci si sfama soltanto; è convivialità, socialità».

DriveIn
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