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29. 04. 2024 12:14

A Milano l’handpan di Gabriele Pollina: «Un disco volante che sa di fascino»

L'artista si esibisce nelle strade di tutto il mondo: «Qui ho trovato la miglior piazza d’Italia per rendere magico il mio show»

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Gabriele Pollina è un artista che suona uno strumento molto particolare, l’handpan, usato soprattutto nel mondo della meditazione e dello yoga, ma che lui associa al ritmo rock, aiutato dal fatto che prima suonava la batteria. La forma e i suoni che emette questo strumento nato negli anni 2000 attraggono i passanti del centro, dove Gabriele si esibisce.

Gabriele Pollina e il suo handpan: «I bambini restano a bocca aperta e i genitori devono vincere la loro “resistenza” per portarli via»

Tu hai suonato in diverse parti del mondo. Che differenza c’è fra Milano e le altre grandi città?
«Milano è molto internazionale, la zona del Duomo è davvero battuta, vi passano moltissimi turisti, tanto che io non so mai se parlare italiano o inglese. Rispetto a Roma c’è un pubblico più variegato, forse anche perché nella Capitale non si può suonare nei posti migliori. Il Duomo è una location veramente bella, sono fortunato ad avere un palco così».

Cos’è l’handpan?
«Uno strumento molto recente, inventato in Svizzera nel 2000. Si tratta di una percussione di metallo, con le note, che può riprodurre le melodie. Io lo accosto con due pedali che mi fanno da casse rullanti, quindi da batteria come parte ritmica. E così nasce il mio show».

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Le è successo qualcosa di particolare a Milano?
«Le persone sono ancora sbalordite per l’handpan. Moltissimi mi domandano di cosa si tratti. I bambini restano a bocca aperta e i genitori devono vincere la loro “resistenza” per portarli via. È uno strumento visivamente intrigante, un disco volante che fa questi suoni assurdi e non si capisce di preciso da dove vengano. In generale i passanti sono tutti molto generosi e cordiali. Vendo ancora molti cd, anche se il cd oggi di sicuro non è più in voga».

Come mai ha deciso di esibirsi con l’handpan?
«Io suonavo già la batteria da diversi anni, però mi è sempre piaciuto ricercare sonorità nuove. Avevo anche voglia di mettere su un progetto da solista, ma non sono bravo a cantare e mi mancava tutta la parte armonica. Un giorno, dopo aver notato un altro artista di strada suonare questo strumento che non conoscevo, mi sono informato su cosa fosse. Ecco la passione e da lì è nato tutto».

Chi le ha insegnato a suonare l’handpan?
«Sono un autodidatta. Nel 2012 non esisteva un metodo, né alcun corso o scuola che spiegasse come poter affinare la propria tecnica».

Che suono emette l’handpan?
«Lo definirei fascinante, ipnotico, ti tiene lì, legato. Viene usato maggiormente nel mondo della meditazione e dello yoga. Io però venendo da una scuola rock lo suono in modo più energico, con una contrapposizione tra un ritmo serrato e una melodia dolce e armonica, ma spinta. Quando avevo iniziato io, in Italia c’era solo un costruttore. E nel mondo dieci. Oggi ce ne sono 100 solo da noi».

Il saper suonare la batteria l’ha aiutata?
«Sì, molto, per tutta la parte ritmica e per l’andare a tempo. Poi chiaramente ho dovuto mollare le bacchette e iniziare a suonare con le mani».

Che differenza c’è tra l’esibirsi a un evento o in strada?
«Sono due situazioni diverse, ma entrambe stimolanti. In strada hai una libertà maggiore rispetto a un concerto, dove però sei più tutelato e non ci sono colpi di scena assurdi come quelli della strada».

Tipo?
«Di tutto. Da uno strumento che può non suonare, all’ubriaco molesto che ti importuna».

Quando suonerà nuovamente a Milano?
«A febbraio. Noi artisti di strada ora siamo parecchio penalizzati. Sulla piattaforma Open Stage (theopenstage.it, ndr) sono state tolte alcune postazioni e purtroppo adesso è difficile prenotarsi, tanto che dopo essermi esibito a dicembre, ho trovato uno slot libero solo tra due mesi. Credo ci sia un po’ di negligenza sulla questione, dovremmo essere interpellati per poter trovare una soluzione. C’è poi il divieto sull’amplificatore, senza non possiamo esibirci: il tuo volume è più basso della gente che passa o delle macchine in lontananza, non è proprio possibile».

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CHI E’

Gabriele Pollina è un musicista di 35 anni che ha “girovagato” per il mondo. Da tre anni circa risiede vicino a Parma, a Mamiano, una frazione del comune di Traversetolo, mentre prima aveva vissuto all’estero per circa otto anni: gli ultimi cinque li aveva trascorsi a Londra, mantenendosi sempre come artista di strada, nei precedenti tre la sua base era stata invece l’Australia. La prima volta che ha suonato a Milano, poco dopo la fine dell’emergenza covid, si è esibito in Duomo e in piazza Cordusio. Originario della Sicilia, oggi lavora soprattutto nel nord Italia, anche se ha partecipato a eventi e concerti in tutto lo Stivale. Ha iniziato a cimentarsi con l’handpan nel 2012 e adesso insegna anche privatamente a suonare tale strumento. Pollina propone sempre la “sua” musica, l’unica cover che riproduce è Intro degli XX. Gabriele ha anche partecipato al programma tv Italia’s got talent.

LA PIATTOFORMA

Tutti gli artisti di strada, per potersi esibire a Milano, devono prenotare il proprio slot su una piattaforma chiamata: Open Stage (theopenstage.it), che di fatto sostituisce il sito precedente, Stradarte. Gli artisti sono divisi in categoria e ogni slot ha una durata di due ore. Recentemente, grazie alla collaborazione con Yes Milano Tourism Space, è stata aperta, per favorire l’intrattenimento urbano, una nuova postazione nel centro della città, precisamente in via Mercanti. La piattaforma, per attrarre maggiori artisti e incuriosire maggiormente il pubblico, mette a disposizione spazi in più zone della città, come ad esempio l’intersezione tra M1 e la M2 della fermata di Loreto e a Garibaldi fra la M2 e la M5.

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