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27. 04. 2024 08:21

Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali, quanto sono invisibili? Armuzzi (Humanitas): «Chi ne soffre fatica a parlarne»

Una situazione che riguarda 7 milioni di persone nel mondo e oltre 250.000 persone in Italia

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Vengono descritte come “invisibili” ma le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali colpiscono quasi 7 milioni di persone nel mondo. Negli ultimi 10 anni, il numero dei nuovi casi e dei pazienti sono aumentati di circa 20 volte e si stima che, nei prossimi 10 la crescita sarà di oltre il 30%-40%. «Ci sono circa 250mila pazienti affetti da IBD (Inflammatory Bowel Disease) in Italia, di cui poco più del 60% con Colite Ulcerosa e poco meno del 40% con Malattia di Crohn e il picco di incidenza è in genere tra i 20 e i 30 anni di vita» afferma Alessandro Armuzzi, Responsabile dell’Unità Operativa di IBD – Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali presso IRCCS Istituto Clinico Humanitas.

Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali: Armuzzi, responsabile dell’Unità Operativa all’Humanitas: «Servono diagnosi precoci e il coinvolgimento dei pazienti»

Di che tipo di malattie parliamo?
«Sono malattie ad eziologia complessa, basate su predisposizione genetica, fattori ambientali (legati forse allo stile di vita), alterazioni conseguenti del microbiota che possono innescare una risposta immunitaria disregolata a livello intestinale, con insorgenza di infiammazione acuta che cronicizza. Questo nel tempo determina lesioni a livello intestinale con sintomi come diarrea cronica, dolore addominale, sanguinamento intestinale, perdita di peso. Queste malattie se non sono gestite in modo appropriato, può esserci la necessità di interventi chirurgici».

Perché sono definite invisibili?
«Perché i sintomi portano il paziente a evitare di parlarne pubblicamente. Una delle caratteristiche principali di queste malattie è quella di impattare significativamente sulla qualità di vita di chi ne è affetto».

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I due tipi principali di MICI sono la Malattia di Crohn e la Colite Ulcerosa: quali le differenze e gli approcci terapeutici?
«Per la Colite Ulcerosa l’infiammazione colpisce la mucosa e sottomucosa del colon in modo continuo. Per la Malattia di Crohn l’infiammazione è nella parete intestinale a tutto spessore e in modo discontinuo e può colpire qualsiasi parte dell’intestino. Gli approcci terapeutici sono simili: iniziare terapie in tempo e la diagnosi precoce è punto chiave in questi casi. Oggi si cerca, grazie alle terapie avanzate, di ridurre l’uso del cortisone e di ottenere una guarigione mucosale (cioè la riparazione delle ulcere intestinali), per cercare di migliorare la qualità di vita del paziente».

Avete indagini/dati su questo tipo di malattie, cosa è emerso?
«Alcuni dati di indagini condotte in Europa e in Italia dicono che circa il 40% delle persone affette ha apportato modifiche alla propria vita lavorativa, in Italia il 23% dei pazienti con Malattia di Crohn e il 26% dei pazienti con Colite Ulcerosa riferiscono una perdita di produttività lavorativa. Lo studio IBD-Podcast condotto in 103 strutture in 10 Paesi, ha rilevato che su 220 pazienti italiani con IBD, il 54% dei pazienti con Malattia di Crohn e il 49% di quelli con Colite Ulcerosa sono controllati in modo non ottimale secondo i criteri adattati dalla consensus STRIDE-II».

Quali sono le incidenze maggiori nella vita dei pazienti?
«Dipende dal paziente ma in generale l’impatto è notevole. Nella scuola, nelle relazioni sociali, nell’attività universitaria, nelle relazioni sentimentali, nel lavoro (assenteismo, presenteismo, invalidità, spesso non dichiarata in ambiente lavorativo), procreazione e invecchiamento».

Come giocare d’anticipo?
«Con una diagnosi precoce e gestione multidisciplinare della malattia nel miglior modo possibile, coinvolgendo anche il paziente per renderlo partecipe delle scelte terapeutiche e gestionali, ad esempio engagement, empowerment, patient-centered approach».

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