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01. 05. 2024 02:37

Al grido di battaglia “nessuno si senta escluso” i Lupi metropolitani vanno a caccia di parità con il rugby. Per parlare e fare insieme sport al femminile

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Rossana Barletta – rugbista, capitano delle “Lady Lovers” dei Lupi Metropolitani; Isabella Doria – pioniera del rugby femminile, Nazionale; Morena Tartagni – ciclista, 2 argenti e 1 bronzo mondiali; Sedra Tartagni – rugbista, Coppa Del Mondo 1991; Cristina Tonna – rugbista, Nazionale ‘80/’90, Fir Roma e, vien da dire come rappresentante per le quote azzurre Marco Pastonesi – giornalista sportivo, scrittore: sono i relatori scelti per il convegno “Emancipazione femminile attraverso lo Sport” organizzato dall’ASD Rugby Nord Milano LUPI metropolitani, in programma questo sabato, 2 marzo, al Centro Rugby di Cinisello Balsamo (Via Cilea 66) dove si allenano bambini e bambine, ragazze e ragazzi, uomini e donne, dai 4 ai 60 anni. Kick off alle 16.00. Ingresso libero.

“Emancipazione femminile attraverso lo Sport”: il convegno

Questo evento, fanno sapere gli stessi Lupi è pensato per rompere le catene della narrazione unilaterale mettendo in luce la pluralità delle voci femminili e celebrare lo sport come veicolo di emancipazione. Partendo dal rugby, per esempio, come hanno scelto di fare le ragazze della squadra femminile dei Lupi, le Lady Lovers, pronte ad accogliere nuove compagne di gioco.

Sabato sarà anche l’occasione per presentare i libri “Volevo fare la corridora. La vita, la passione, le battaglie della campionessa di ciclismo Morena Tartagni” di Gianluca Alzati, EdicicloEditore e “La leggenda di Maci. Vita, morte e miracoli di Battaglini, il maciste del rugby” di Marco Pastonesi, Libreria dello Sport editore.

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Milena Morena Tartagni, classe 1949, da piccola voleva fare la “corridora” e sognava di seguire le orme di Alfonsina Strada, prima donna italiana a competere in gare maschili come il Giro di Lombardia e il Giro d’Italia ritenuta oggi una delle pioniere della parificazione tra sport maschile e femminile. E lo ha sognato così bene fino a divenire la prima atleta azzurra a salire sul podio dei mondiali di ciclismo del 1968 a Imola, stabilire il record del mondo dei 3 km su pista al Velodromo di Roma, vint due medaglie d’argento ai campionati mondiali di Leicester e Mendrisio e ottenuto 10 titoli italiani su strada e su pista. Con coraggio e determinazione, in tempi eroici e difficili per il ciclismo femminile, ha collezionato 100 vittorie.

Maci, il rodigino Mario, classe 1919, quarto di sei fratelli era grande e grosso, di ossa e muscoli, ma anche di anima e cuore. Era terza centro, seconda linea, anche pilone o apertura, all’occorrenza. Era il calciatore, era il capitano, era l’allenatore in campo, fuori campo, dietro la rete, al bar, perfino a scuola dove faceva il bidello. Era un visionario e un missionario. Era marito e padre, era leggenda e mito. E tutti già sapevano che uno così grande e grosso, di ossa e muscoli, ma anche di anima e cuore, non ci sarebbe mai più stato.

Perché sono state scelte queste due storie? Cosa le accomuna? Per saperlo non vi resta che presentarvi sabato e ascoltare. L’ingresso è libero.

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