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29. 04. 2024 12:29

L’ex sindaco Albertini: «Io candidato? No, meglio Guardasigilli. Su Sala…»

L'ex sindaco di Milano esprime il suo punto di vista sulla ricandidatura di Sala e sul futuro del centrodestra milanese

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Non si può certo dire che non sia stato “sondato”. Anzi, Gabriele Albertini è ancora oggetto di corteggiamenti da parte di esponenti del centrodestra (e non solo) che lo vorrebbero ricandidare alle elezioni Comunali del prossimo anno. Ma lui non cede. Anzi, con il fisiologico distacco dalla partita, commenta con una punta di sarcasmo l’annuncio di Beppe Sala sul secondo mandato alla guida del Comune di Milano.

Gabriele Albertini
Gabriele Albertini

Sant’Ambrogio era il giorno giusto?

«Dovendo scegliere per la spettacolarizzazione, credo proprio che Sala abbia fatto la scelta giusta».

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Lei ha dubbi sulla sua convinzione?

«E’ noto che lui avesse in mente altri progetti per il futuro».

Quali?

«Desiderava un salto nella politica nazionale, magari da candidato premier o come ministro di serie A. In alternativa, si era interessato ad un’altra posizione come manager nel privato, ad altissimi livelli».

Gli è rimasta la ricandidatura a sindaco…

«E’ una scelta obbligata, non dettata dall’entusiasmo, ma imposta dalle circostanze. Ci sono ragioni di comunicazione e di etica che l’hanno convinto a prendere questa decisione, ma non credo che fosse la sua prima volontà».

Lei ebbe tentennamenti quando si trattò di decidere per il secondo mandato?

«Berlusconi mi offrì il Ministero dell’Interno, perché nel 2001 era sicuro di andare al Governo, come poi accadde. Rifiutai convintamente perché volevo finire il lavoro iniziato nel 1997. Se Sala avesse avuto una proposta analoga a quella che ricevetti io, la sensazione è che l’avrebbe accettata».

Quali sono i rischi di una ricandidatura “obbligata”?

«Diciamo che la tempesta arriva ora e non prevedo per i prossimi anni una navigazione serena come quella pre-Covid. Milano stava vivendo un periodo felice, con l’unica macchia dell’Ema, non certo solo per colpa di Sala: pensi come oggi saremmo stati l’ombelico del mondo… In generale, se la volontà si associasse a un’intima convinzione, sarebbe meglio».

Partirà avvantaggiato?

«Il sindaco uscente ha sempre un vantaggio, a patto che non siano intervenute situazioni contradditorie come accadde alla Moratti nel 2011 e come capiterà alla Raggi a Roma la prossima primavera. La forza della ricandidatura di Sala è il non aver fatto disastri».

C’è chi gli imputa colpe sulla gestione dell’emergenza Covid…

«Credo che nessuno nel mondo abbia fatto bene. Forse la Merkel ha fatto meno peggio di altri, magari Zaia qui in Italia si è distinto per ragionevolezza. Ma nessuno è rimasto immune da errori».

E adesso il centrodestra chi sceglierà?

«Bisogna trovare un candidato in grado di intercettare il voto non politicizzato. Il valore dei partiti è innegabile, ma a Milano, da sempre, la concretezza dei fatti e la visione fattiva premia sulla faziosità e sull’appartenenza. Quindi ritengo che occorra cercare una candidatura in sintonia con il centrodestra, con una notorietà paragonabile a quella di Sala, ma in grado di intercettare anche chi non è legato per forza ad un partito».

Un nome?

«Ne avevo fatti diversi, ma tutti si sono dichiarati indisponibili. Credo che ci sia un sondaggio su Paolo Del Debbio, ma non vuole farlo. Eppure lui andrebbe benissimo: è certamente noto e da assessore alle Periferie si dimostrò uomo di governo, orientato all’ascolto».

Tenga acceso il cellulare…

«Ribadisco che è un impegno che non si può assumere alla mia età, il ministro invece sì. Ma ci sono più probabilità che qualcuno mi offra di fare l’astronauta o il pilota della Ferrari come altro, che si sogna di fare da grandi, quando si è bambini. Ecco, se mi proponessero il Ministero della Giustizia, accetterei con entusiasmo».

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