Nel 2020 i valori di Pm10 a Milano e in Lombardia hanno superato ripetutamente la soglia critica nonostante il lockdown. A confermarlo il rapporto annuale presentato ieri da Arpa e Regione Lombardia.
I dati. Le rilevazioni fanno riflettare su quanto le concentrazioni di polveri sottili siano soltanto in minima parte legate al traffico veicolare. Infatti se da un lato il biossido d’azoto, il principale inquinante prodotto dagli scarichi delle automobili, ha registrato dei valori minimi grazie ai blocchi della circolazione dovuti alla pandemia, lo stesso non si può dire delle Pm10.
La normativa europea prevede che non si superino le concentrazioni di 50 microgrammi per metro cubo più di 35 giorni all’anno. In Lombardia solo il 14% delle centraline non ha superato questo valore nel 2020. Negli anni precedenti la media era stata di gran lunga migliore: nel 2019 erano state invece il 39%, mentre nel 2018 il 41%.
Scendendo nello specifico di Milano si sono contati ben 90 giorni di sforamento in tutto l’anno. Nel 2019 si erano fermati a 72. Uno dei dati più curiosi è che la soglia critica è stata superata anche tra il 29 e il 30 marzo mentre eravamo in pieno lockdown.
Cause. Nella conferenza di presentazione il presidente dell’arpa Stefano Checchin ha spiegato che i motivi alla base di questi dati sono diversi. In primo luogo la pioggia: nei mesi di febbraio e novembre le precipitazioni sono state le più basse degli ultimi 15 anni.
Altro elemento è stato invece il riscaldamento domestico. Nei mesi di lockdown totale le persone costrette a casa hanno utilizzato maggiormente gli impianti provocando conseguentemente maggior inquinamento. A questo vanno poi aggiunte le consuete attività agricole che non si sono mai fermate durante il corso dell’anno.