Periodo ricco di impegni e di soddisfazioni per Michele Savoia. L’attore è nel cast della serie – in onda in queste settimane su Rai 1 – Il clandestino di Rolando Ravello accanto a Edoardo Leo ed è protagonista a teatro con la tournèe dei Me contro Te, in cui veste i panni di Pongo. Recentemente, invece, l’importante esperienza nell’ultimo film di Michael Mann, Ferrari, nel ruolo di Carlo Chiti, accanto a Adam Driver e Penelope Cruz.
Michele Savoia è uno dei protagonisti della serie Il clandestino pensa ad Hollywood e all’Oscar: «Sogno in grande, perché no?»
Cosa provi a essere nel cast de Il clandestino?
«Vorrei fare questa domanda a mia mamma, fan della Rai da sempre! È orgogliosissima di vedere suo figlio lì. A parte gli scherzi, l’emozione è la stessa. La Rai è la Rai e rivedersi in prima serata fa un certo effetto».
Tu interpreti De Giglio.
«De Giglio è un poliziotto d’archivio, chiuso in una vita polverosa che non ammette il cambiamento. L’unico svago per lui è una coppetta di gelato o uno snack. Ha una corazza da cinico e burbero, ma in fondo sa, a suo modo, ascoltare e aiuterà Travaglia (Edoardo Leo) a ritrovarsi e, facendolo, ritroverà anche un po’ se stesso».
Il 26 e 27 aprile sarai al Forum di Assago con lo spettacolo teatrale dei. Che rapporto hai con Milano?
«Milano mi ha accolto anni fa quando avevo perso un po’ di smalto creativo a Roma, mi ha ridato nuova linfa. Ci ho vissuto per qualche anno, lavorando nei musical Kinky boots di Cindy Lauper e A Bronx tale, entrambi con la regia di Claudio Insegno.
E ora?
«Ci torno spesso perché insegno presso la Mts Musical the school. Tornare al Forum poi è un’emozione unica!».
Un sogno nel cassetto?
«L’Oscar! Perché no. Qualche anno fa non avrei neanche immaginato di fare un film americano, ossia Ferrari con Adam Driver, Penelope Cruz e Patrick Dempsey, diretto da un maestro del cinema come Michael Mann. Questa esperienza mi ha insegnato a non vergognarsi di sognare, ma anzi a lavorare sodo. A tal proposito ho anche già firmato con un agente britannico e mi sto muovendo per l’America. Chissà, io incrocio le dita!».