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29. 04. 2024 10:32

Rido perché ti amo il ritorno alla regia di Paolo Ruffini: «Il dovere del cinema è farci sognare»

L'attore regista toscano torna dietro una macchina da presa per raccontare una commedia romantica

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Dopo aver raccontato il bullismo con Ragazzaccio, Paolo Ruffini è tornato dietro la macchina da presa per una sorprendente commedia romantica. Distribuito da Medusa, da ieri è nelle sale Rido perché ti amo, una favola un po’ borderline ma verosimile: «Il cinema deve portarci in territori più belli di quelli che siamo stati capaci di costruire in questa realtà».

Paolo Ruffini torna con Rido perché ti amo: «Ho fatto una commedia romantica che vuole parlare al nostro io bambino»

Come nasce questo film?
«Nasce in maniera particolare: nasce da un’esigenza della produzione di dare seguito a una sceneggiatura lasciata da Max Croci, prematuramente scomparso. Questo film è dedicato a lui, a mio padre e ad Enzo Garinei. Mi hanno chiesto di sviluppare questa sceneggiatura, che non era nelle mie corde ma aveva degli elementi interessanti: la magia e l’amore. Ho voluto un protagonista anomalo, Nicola Nocella, e gli ho chiesto di partecipare alla sceneggiatura e abbiamo costruito questa favola».

La commedia romantica è la sua ultima sfida…
«Effettivamente sì. Un film estremamente commovente, che non si vergogna di fare emozionare. Oggi abbiamo una sorta di coperta sulle emozioni: non vedo film italiani che mi facciano ridere tanto o commuovere tanto. Io volevo fare una commedia romantica che potesse parlare al nostro io bambino: la sfida era fare un film pulitissimo per tutta la famiglia».

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In un mondo sempre più cupo, ha provato a sfoderare un’arma diversa: la gentilezza.
«Sì, è un film delicato. C’è una bellissima frase di Loretta Goggi: “E’ più importante essere felici o avere ragione?”. In un film che parla d’amore si pensa meno alla ragione, grazie al cinema possiamo creare un mondo migliore rispetto a quello che viviamo. Già dal titolo è spudorato, dolce».

L’amore fa ridere?
«Io a volte mi metto a ridere quando ho di fronte la persona che amo: l’amore fa ridere, perché ti accorgi di essere felice. In questo mondo dove siamo tutti terribilmente social, l’amore è un’occasione sociale: non ci sono like, ma ci si può abbracciare e baciare. Volevo raccontare un mondo senza social network ma con una piazza protagonista. Paradossalmente, un film d’amore puro con i bambini e un cast così anomalo è abbastanza originale».

Il film partecipa al progetto #CinemaRevolution, che propone l’ingrasso scontato nelle sale, iniziativa che conferma l’importanza di riportare la gente al cinema.
«Io sono pienamente d’accordo. In Francia già lo fanno, noi ci siamo arrivati ora. Va fatto anche uno sforzo dal punto di vista comunicativo. Il cinema italiano deve avere valore perché ci deve credere innanzitutto il sistema: il cinema è cultura. E un Paese senza cultura è un Paese di imbecilli».

Cosa ci dice del cast?
«Ho avuto grande libertà e ho messo gli attori giusti al posto giusto, senza lasciarmi contaminare da quello che va di moda a Roma. Già solo vedendo gli stessi attori, ti aspetti come va a finire il film. Noi invece volevamo fare un film con Asterix e Obelix, con Obelix protagonista: volevamo invertire la rotta e lo abbiamo fatto. In tempi diversi, Nicola Nocella sarebbe stato un caratterista, ma in realtà è un attore eccellente che riesce a dominare un film commerciale pur provenendo da un cinema più d’autore. Poi nel film ci sono Daphne Scoccia e Barbara Venturato, Giulia Provvedi, Greg e Loretta Goggi: mi interessava dare credibilità ai personaggi. E quando ti trovi degli attori che fanno 10-11 film in due anni, questa viene inevitabilmente minata».

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