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30. 04. 2024 10:51

A San Vittore la musica spegne il silenzio del carcere, Siciliano: «Un dono per riscoprire le emozioni»

Il CPM Music Institute porta la sonorizzazione delle celle dell' istituto penitenziario

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La musica come nobilitazione dell’esperienza carceraria. Con tale presupposto prende via il progetto di sonorizzazione degli spazi del carcere di San Vittore, voluto dall’Area di Ricerca e di supporto alle attività musicali per il sociale del CPM Music Institute e dalla Direzione del carcere milanese.

A San Vittore il CPM Music Institute porta la sonorizzazione, il direttore Mussida: «Così i detenuti possono sperimentare l’ascolto di se stessi»

L’iniziativa – unica in Europa – si presenta come evoluzione di CO2, progetto che dal 2013 coinvolge migliaia di detenuti, portandoli ad avere un approccio più consapevole con l’ascolto di ogni genere di musica. Il contributo arriva dal CPM, dalla SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori e dal Ministero della Giustizia, e volge a diffondere musica strumentale di tutte le etnie.

Ad aiutare la diffusione nelle aree dell’istituto penitenziario di San Vittore c’è un sistema audio esclusivo, installato in particolari raggi dell’area, con il contributo di Slow Music. «Si realizza un sogno che coltivo da oltre 35 anni – afferma il direttore del CPM Franco Mussida -, questa è un’attività umanistica che considero fondamentale. Grazie a questo i detenuti possono sperimentare l’ascolto di se stessi grazie a un particolare modo di “sentire” la musica.

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Per loro è un tempo prezioso in cui suono, silenzio, elementi consolatori superano la parola, stabilizzando l’umore e rafforzando le parti più fragili dell’essere». A essere riprodotte sono playlist di brani strumentali di tanti Paesi del mondo, organizzate dagli stessi detenuti durante i laboratori di Ascolto Emotivo Consapevole tenuti dallo stesso Mussida.

 

 

Il direttore di San Vittore Giacinto Siciliano: «Prima si sentivano solo suoni di chiavi e porte chiuse, un segnale importante per i tutti »

«Dietro a queste iniziative c’è il lavoro di tante persone, dagli educatori ai professionisti che si mettono a disposizione», spiega Giacinto Siciliano, direttore del carcere San Vittore.

San VittoreIn cosa può aiutare iniziative culturali come quella della sonorizzazione degli spazi?
«La musica ha un ruolo importante, qui è vista come un dono perché rappresenta una componente di riscoperta delle proprie emozioni».

La musica diventa, quindi, un nuovo servizio della struttura?
«Lo diventa non solo per i detenuti, ma anche per tutti gli operatori e i visitatori. Avere un’atmosfera diversa, contaminata dalla bellezza della musica, può contribuire ad avere un clima più mite. Il carcere può mostrarsi, così, sotto un punto di vista diverso da ciò che psicologicamente siamo legati».

Milano si conferma città della musica anche nei suoi luoghi più complessi, insomma.
«Questo è un segnale importante per la città, è significativo che si sia pensato di portarla anche all’interno di questa struttura, che è anche un pezzo di storia di Milano».

Quale è stata la reazione dei detenuti?
«C’è chi si è messo subito all’opera, e chi ha mostrato curiosità. La sfida è stata anche quella di convertire e mutare l’unica musica presente prima, quella di chiavi e di porte chiuse, con quella reale, fatta di note».

Quali sono le attuali condizioni del carcere?
«Conviviamo con il grosso problema legato ai numeri. Più persone ci sono e minore è la possibilità di lavorare bene e stabilire una serena convivenza: la nostra è una struttura che avrebbe bisogno di continui interventi di manutenzione, come la ristrutturazione di alcune sezioni e l’implementazione di attività ricreative. Disagio e sofferenza aumentano ogni giorno, e non è detto che i servizi interni siano sempre in grado di dare risposte, come un pozzo senza fondo».

Attualmente quanti detenuti ci sono?
«950 detenuti in tutto, con 550 poliziotti e 15 educatori in servizio. Bastano? Ѐ chiaro che se ne avessimo di più il lavoro sarebbe agevolato, ma siamo abituati a lavorare con le risorse che abbiamo, quindi continueremo a limitare i danni e a fare cose positive».

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