Si può essere grandi nelle notti feriali e piccoli nel weekend. Si può ambire a entrare tra le 4 regine d’Europa e al tempo stesso rischiare di restare fuori da quell’Europa che conta. È il paradosso che Inter e Milan vivono a braccetto in una stagione bipolare per il calcio milanese: da un lato la concreta possibilità di sfidarsi in un altro storico euroderby con in palio un biglietto per Istanbul, dall’altro la pochezza di un campionato che le vede arrampicarsi con fatica verso la zona che vale l’accesso alla Champions League del prossimo anno.
Altro weekend nero per Inter e Milan
15 punti in 11 partite nel girone di ritorno per il Milan, uno in più dell’Inter. L’ultimo turno di campionato le ha viste nuovamente stentare: i rossoneri non sono andati oltre l’1-1 di Bologna, i nerazzurri hanno persino fatto peggio cedendo in casa contro il Monza. Solo qualche giorno prima gli uomini di Simone Inzaghi avevano messo un piede e mezzo in semifinale di Champions battendo 2-0 a domicilio il Benfica. Un po’ più in bilico il destino del Milan, che con l’1-0 casalingo sul Napoli ha comunque messo il muso avanti nel doppio confronto tutto italiano.
Dalla coppa al campionato: i due volti di Inter e Milan
Non è solo questione di risultato. Ci sono una determinazione, un’attenzione e una ferocia agonistica ben diverse tra le milanesi della Serie A e quelle di coppa. Comprensibile, in fondo: l’idea di lottare per un posto tra le prime 4 non potrà mai suscitare gli stessi stimoli del pensare di arrivare fino a Istanbul, anche solo per guardare da vicino quella coppa che quasi nessuno dei calciatori presenti nelle due rose – a eccezione di Giroud e Origi – ha mai alzato al cielo.
L’Europa non aspetta
Una possibilità tangibile grazie a un sorteggio benevolo che ha mandato dall’altro lato del tabellone i grandi spauracchi City e Real Madrid. Ma i sogni rischiano di trasformarsi in incubi: con il Napoli che fa corsa a sé e una Lazio sempre più lanciata, restano due posti disponibili per la Champions 2023-24 e sia Inter che Milan viaggiano a un ritmo pericolosamente lento che rischia di tradursi nel paradosso già citato inizialmente: sedersi al tavolo delle più grandi ma con il serio rischio di non trovar più posto a settembre.