Prima e dopo il Covid: ci pensate alle nuove abitudini?

Appartengo ad una delle ultime generazioni che ha sviluppato la maggior parte degli anticorpi in strada, nei cortili e nei bar. Proprio pochi giorni fa, parlando con un amico, ricordavamo un locale in fondo a viale Certosa che frequentavamo sul finire degli anni Ottanta.

Come in tanti locali di quel genere, sul bancone si trovavano delle ciotole con le noccioline. Bevendo, ogni tanto se ne prendeva un manciata e le si mangiava. Non era una non curanza dell’aspetto igienico: lo si ignorava proprio.

E che dire dei chioschi, distanti anni luce da quelli che oggi chiamiamo street food, solitamente sotto i ponti della circonvallazione o fermi in qualche piazza periferica?

Chi ha avuto modo di mangiare centinaia di quei panini “salsicciapeperonicipollecontuttelesalse” ha due certezze: mai panini sono stati mangiati con tanta voracità e mai domandarsi perchè la piastra fosse così nera.

E, non bastassero questi due esempi, immaginatene voi altri. Che, oggi, definiremmo “al limite”. D’ora in poi, tutto sarà un “prima e dopo” Covid. Proprio durante la chiacchierata con il mio amico, ci siamo resi conto che il coronavirus ha cambiato anche noi.

Oggi il pensiero di mangiare delle noccioline prese dove tutti infilano le dita ci pare una cosa terribile. Così come immaginare di passare accanto a pietanze esposte su di un bancone per prenderle e metterle nel nostro vassoio dopo il passaggio di dieci, cento, mille persone prima di noi.

E, senza addentrarci in pruriginose dinamiche da movida, la brioche al bar – quella poggiata sul piatto vicino alla zuccheriera – forse non la prenderei più. Anche sfogliare il giornale, con il segno umido del “giro pagina”, forse mi porterà a sfogliarlo online.

Insomma: se noi, che abbiamo sviluppato anticorpi fra terra e grasso, la pensiamo così, come si comporteranno i giovani di oggi e di domani? Il dopo quarantena è quasi alle porte. Non ci resta che aspettare.