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30. 04. 2024 15:32

Curiosando per la città, alla scoperta della via Nirone

Andiamo dove un tempo si svolgeva una sagra di fiori

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Cosa c’è di più bello che passeggiare nuovamente per le strade della nostra città scoprendo ogni volta qualche dettaglio o curiosità? E anche per i più pigri a volte bastano davvero pochi passi. Fino a non troppo tempo fa diciamo fino al 1800 quella che oggi chiamiamo via Nirone era per tutti via Nirone di San Francesco.

 

Alla scoperta di via Nirone

Il motivo è semplice: c’era una chiesa ed un convento dove oggi troviamo la caserma Garibaldi: proprio qui il 4 ottobre si svolgeva una sagra dei fiori. Ogni anno un gran numero di persone affollavano la zona e tutti volevano tornare a casa con un mazzo di fiori.

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Il Nirone era un fiume che molti secoli fa passava a ridosso delle mura romane nella parte più occidentale della città. Lo avremmo visto passare in quella che oggi chiamiamo via San Giovanni sul muro e anche corso Magenta; il suo percorso poi terminava in piazza della Vetra.

Probabilmente il nome Nirone era dovuto al fatto che questo corso d’acqua non era particolarmente pulito e le acque si annerivano passando proprio dentro la città.

A parte la provenienza del nome, oggi passando lungo questa via, dove si incrocia con via Sant’Agnese, possiamo ancora ammirare quel che resta della dimora dei Corii, un’antica e nobile famiglia milanese.

Per tutti i più curiosi che hanno a cuore la storia di Milano proprio in questa zona troviamo anche la via Terraggio: proprio qui viveva Bernardino Scappi da Dumenza certamente più conosciuto come Bernardino Luini.

Ci vediamo in… San Pietro dei Pellegrini

Siamo in Corso di Porta romana e questa chiesa può scappare alla nostra attenzione non solo per la consueta fretta che ci contraddistingue, ma anche perché le sue dimensioni e l’essere incastrata in mezzo ai palazzi non aiutano certamente.

Siamo lungo una strada che qualche secolo fa era quella dove avremmo visto le carrozze della Milano “bene” prima che corso di Porta Venezia le usurpasse questo ruolo.

La chiesa di San Pietro dei pellegrini e e legata al nome di Bernabò Visconti che fece costruire qui proprio, sulla strada di passaggio dei pellegrini, un ospizio con una chiesa dedicata agli apostoli Pietro e Paolo.

I pellegrini potevano qui sostare ed avere vitto alloggio per due giorni. Era il 1372 ed alcune parti di quell’ospizio e di quella chiesa sono rimasti fino ad oggi anche se è giusto ricordare che gli affreschi di quel andarono perduti durante la seconda guerra mondiale.

C’è chi racconta di aver avuto modo di poterli ammirare: furono infatti ritrovati sotto l’intonaco agli inizi del ‘900 e sicuramente qualcuno sarà stato tanto fortunato da poterli apprezzare. Oggi la chiesa di San Pietro dei Pellegrini è stata sconsacrata ed è attualmente una proprietà privata.

Se parla Milanes

L’è mej gris che pelà

Tradotto in italiano: “E’ meglio grigi che pelato”. Potrebbe sembrare ovvio: un uomo preferisce, quasi sempre, avere i capelli grigi piuttosto che perderli e rimanere pelato.

Ma il milanese è più sottile e ci lascia una doppia interpretazione. “Pelà” infatti in dialetto significa anche senza soldi. A voi trarre le conclusioni…

Retrobottega

Un’istituzione in Centrale: Chiosco Sartori

Andrea Sartori nasce nel 1915 a San Martino di Colle Umberto e fin da piccolo inizia a lavorare tra i campi, ma nella sua testa, un sogno: riuscire a lavorare in una grande città. Il sogno diventa realtà a 18 anni quando arriva a Milano ed inizia a lavorare come bracciante nella Gelateria Sozzi.

La passione per il gelato prende il sopravvento: studia l’abbinamento tra gli ingredienti migliori, prova e sperimenta nuove idee. Nel 1937 decide che è ora di mettere in pratica quello che ha appreso.

Spende tutto quello che ha per acquistare un carretto attrezzato e comincia ad offrire la sua produzione: è subito un gran successo. Come molte di queste storie, la guerra si mette di mezzo: parte per il fronte e farà ritorno a Milano dopo l’armistizio.

Nel 1945 nasce il primo figlio, Giorgio. La guerra è finita, bisogna ricostruire: tanta fatica ed altrettanta volontà ed ecco il primo chiosco: con i gelati i coniugi Sartori vendono anche i cocomeri.

Nel 1947 vede la luce nello stesso posto dove lo vediamo, oggi il chiosco che diventa fin da subito un punto di riferimento per tutti. Quello che per tanti è il chiosco vicino alla stazione è per tutti un punto di riferimento per passare serate piacevoli: sono centinaia ogni giorno le persone che qui si fermano.

E proprio qui, a pochi passi c’è la via Gluck: il grande Adriano Celentano è vicino di “casa”. Nel frattempo, anche il figlio Giorgio si impegna a lavorare nel chiosco: siamo nei mitici anni ’60 e l’attività cresce sempre di più ed arriva ai giorni nostri con un altro cambio generazionale: oggi c’è il nipote Anthony.

In breve

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