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Milano
10. 05. 2024 11:52

«Usa la testa, lo puoi ammazzare», giallo sul manifesto shock contro le auto sulla ciclabile di viale Monza

C'è anche il logo del Comune di Milano ma Palazzo Marino ha subito smentito la paternità dello striscione

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Un manifesto contro la sosta vietata delle auto sulla ciclabile di viale Monza, accompagnato da un messaggio d’impatto: «Usa la testa. In sosta sulla ciclabile lo puoi ammazzare». C’è un alone di mistero sullo striscione apparso su uno dei ponti di viale Monza – e che in poco tempo ha fatto il giro dei social -, con tanto di logo istituzionale del Comune di Milano, che però si è subito dissociato definendolo un fake.

Ciclabile di viale Monza, di chi è il manifesto?

Nell’immagine raffigurata nel manifesto c’è un unico elemento a colori: un bambino in bici che sta percorrendo la ciclabile di viale Monza. Davanti a lui un’auto parcheggiata in modo irregolare sulla pista. Da qui il messaggio che invita gli automobilisti a un comportamento più responsabile. Palazzo Marino, come detto in precedenza, ha subito smentito la paternità dello striscione: «Il Comune di Milano – spiegano i canali ufficiali – smentisce che si tratti di una propria campagna di comunicazione e si dissocia dal messaggio e dalla sua diffusione».

ciclabile di viale Monza
Lo striscione sulla ciclabile di viale Monza

La protesta sulla ciclabile di viale Monza

Il tema delle piste ciclabili a Milano è sempre d’attualità e proprio in viale Monza, lo scorso novembre, è andata in scena una protesta da parte dei ciclisti che hanno formato una ciclabile umana per chiedere al Comune di proteggere dalle auto chi ogni giorno pedala su quella strada. «La corsia ciclabile realizzata nel 2020 è usatissima (+276% di biciclette) ma il problema è che è usatissima anche dalle automobili che ci parcheggiano sopra, ora per un caffè al volo, ora per una commissione o per il carico/scarico», avevano protestato gli organizzatori dell’evento in quella occasione.

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«Non possiamo accettare che sia normale. Non vogliamo assuefarci al rischio – avevano ribadito -. Perché proprio quel rischio, finché c’è, impedisce a tante persone di prendere coraggio e di abbandonare l’auto per provare a spostarsi in bicicletta. Non vogliamo aspettare il prossimo incidente per scendere in strada affinché le cose cambino. Non servono cordoli, ma rispetto, cambiamento culturali, controlli e aiuterebbe anche una città a 30 all’ora».

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