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29. 04. 2024 14:58

Istituto Varalli, locandine di CasaPound davanti a scuola. Gli studenti: «Non resteremo in silenzio»

Il Collettivo studenti: «Condanniamo il fascismo in tutte le sue forme»

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Dopo il caso del liceo Carducci, oggi è la volta dell’Istituto Varalli a Milano. La mattina di lunedì 6 marzo 2023, gli alunni della scuola situata in Via Ulisse Dini, 7, a pochi passi dalla fermata della metro di Piazza Abbiategrasso-Chiesa Rossa, hanno trovato davanti all’edificio due locandine di Blocco studentesco, l’associazione che nasce da CasaPound. Subito i ragazzi si sono mobilitati e il collettivo degli studenti ha denunciato il fatto sui social. «Non resteremo in silenzio», hanno promesso. «Condanniamo il fascismo in tutte le sue forme».

Istituto Varalli, la denuncia del Comitato studentesco

«Associazioni come questa (Blocco studentesco di CasaPound, ndr) si sentono legittimate a imporre i propri ideali nelle scuole ma, al contrario, le scuole devono essere libere da questi oppressori», hanno scritto i giovani del Comitato studentesco dell’Istituto Varalli di Milano sui social, dove hanno subito riportato quanto accaduto la mattina di oggi, lunedì 6 marzo 2023.

«Noi ribadiamo – hanno continuato gli alunni dell’Istituto Varalli – che l’antifascismo deve essere il valore fondamentale all’interno della nostra scuola e che non resteremo in silenzio», hanno promesso, concludendo poi il post in questo modo: «Varalli Antifa. Fuori i fascisti dalle scuole».

 

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Istituto Varalli Milano

L’Istituto Varalli è un Tecnico per il Turismo, è pubblico, e si trova a Milano dal 1961. Conta, ad oggi, circa 600 studenti per un totale di 27 classi. La scuola si trova a pochi passi dalla fermata della metro verde (M2) di Abbiategrasso. L’istituto ha un collettivo studenti molto attivo, sia all’interno della scuola, sia sui social, in particolare su Instagram, con una pagina dedicata. Da questa pagina proprio oggi è partita la denuncia dei cartelloni «neofascisti» affissi dai sostenitori di CasaPound.

istituto varalli

Al momento non è ancora arrivato nessun commento dal dirigente scolastico dell’Istituto Varalli.

Il caso del liceo Carducci a Milano

Appena qualche giorno fa, il nome della scuola sulla bocca di tutti era invece quello del liceo Carducci dove alcune persone avevano incollato degli striscioni con il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara a testa in giù e con due croci sugli occhi.

Subito le forze politiche e il sindaco di Milano Beppe Sala avevano rimproverato il grave avvenimento. «La mia totale solidarietà a Giorgia Meloni e a Giuseppe Valditara. Lo striscione apparso al liceo Carducci è un fatto grave. Il rischio anarchico non è da sottovalutare. Proprio non è possibile sottovalutarlo». Lo aveva sostenuto il primo cittadino del capoluogo lombardo. «Dopodiché – aveva aggiunto – c’è da provare tristezza per i commenti provocatori di alcuni esponenti di destra».

Nella giornata di ieri invece sul web è stata diffusa la lettera dello stesso preside della scuola, Andrea Di Mario. «Il Liceo Classico Statale “Giosuè Carducci” di Milano – si legge nella circolare inviata a studenti, insegnanti e genitori  – è da sempre e sempre più uno spazio plurimo, aperto, pacifico: democratico! Oggi abbiamo ricevuto un danno, doloroso, rispetto a tutto quello che in questa scuola si sta facendo e non vogliamo che i nostri studenti siano vittima di un circuito, banale, che banalizza la stessa lettura della realtà».

E ancora: «Continueremo come sempre e sempre più a promuovere i valori della democrazia, della tolleranza e del pluralismo indicati nella Costituzione, mantenendo sempre spalancata la porta del dialogo educativo, anche con chi, come in questo caso, eventualmente se ne è discostato, fermo restando l’impegno a cercare di individuare e perseguire le responsabilità del gesto».

Il dirigente Di Mario ha infine ricordato che «in questa scuola si insegnano in modo rigoroso le materie di studio, ma, dico sempre che il Carducci è anche una scuola di politica, perché qui gli studenti hanno la possibilità di apprendere a praticare il culto della rappresentanza, del confronto».

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