Negli ultimi giorni è emerso in modo clamoroso il disagio dei dipendenti comunali che si occupano di urbanistica. Un disagio determinato dalle inchieste della magistratura sull’operato e sulle scelte in materia di autorizzazioni e concessioni, arrivato al punto di minacce di dimissioni di massa.
Caos urbanistica, cosa sta succedendo?
Bisogna chiarire subito una cosa: se ci sono notizie di reati è giusto che la magistratura indaghi e faccia il suo lavoro, ci mancherebbe. C’è però quella che può apparire quasi una “moda”, negli ultimi anni sempre più evidente. Che consiste in quella che si potrebbe definire “inchiesta automatica”.
Vi ricordate quella, finita in nulla, su Expo, per esempio? Ogni volta che ci sono grandi trasformazioni, cantieri, progetti, ecco che arriva un’inchiesta. Il che produce, nei funzionari pubblici, quella che si potrebbe definire la “paura della firma”, ovvero l’ansia di firmare autorizzazioni o prendere decisioni che poi potrebbero causare problemi giudiziari che spesso si concludono dopo anni.
Caos urbanistica, c’è un corto circuito di competenze
In questo pare esserci un corto circuito tra competenze, tra diritto penale e diritto amministrativo, che possiamo solamente immaginare. Invece è evidente il cortocircuito legislativo, con leggi che ne contraddicono altre, decisioni delle amministrazioni che possono essere interpretate in modi completamente opposti.
Una cosa è certa: non sembra proprio che il problema di Milano sia oggi quello del malaffare nella gestione della cosa pubblica, a meno di clamorose smentite. Ma serve chiarezza per chi amministra, per chi fa impresa, per chi è funzionario pubblico e anche per chi deve far rispettare la legge.
