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05. 05. 2024 16:45

Da San Donato a San Siro: è sempre protesta

Dibattito senza fine sull'impianto del futuro di Milan e Inter

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E’ un secco no, riportato su striscioni, cartelli e magliette, quello che si è visto sabato scorso a San Donato. Nelle stesse ore, stessi cartelli, slogan e cori dall’altra parte della città, a Qt8. Da ovest a est il coro, da ultras verrebbe da dire, è sempre lo stesso: qui (e là) lo stadio non si fa.

Probabilmente negli ultimi anni, non c’è stata zona che non sia stata toccata dalla possibilità di ospitare un nuovo stadio: per il Milan, per l’Inter, per entrambe le squadre. Da un nuovo San Siro, attaccato (o al posto) di quello attuale, a pochi passi dove una volta c’era il bisteccone, il glorioso quanto fragile palazzetto dello sport, per passare a City Life, Rogoredo e così via.

Da San Donato a San Siro: il precedente della M5

Gli abitanti delle ipotetiche zone interessate non hanno perso tempo e hanno prontamente afferrato pennelli e cartelli per esprimere il proprio dissenso. Le motivazioni? Varie. Traffico, inquinamento, cemento, sicurezza, tranquillità. Le stesse che un decennio fa erano alla base delle proteste contro la costruzione della metro 5. Nessuno la voleva e anche in quel caso era un fiorire di striscioni e cartelli.

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Come è finita lo sappiamo: metro fatta, linea 5 comodissima e le case di chi abita in zona rivalutate. A questo punto ci si domanda come faccia l’attuale stadio a essere sempre pieno: chi ci va? Nessun abitante di Milano città, evidentemente. Forse la soluzione però c’è: adottare la stessa idea che circola in questi giorni a proposito dell’orsa trentina: non abbatterla, ma trasferirla in Romania. Ecco, non costruiamo un nuovo stadio a Milano, trasferiamo San Siro in quel di Bucarest: Inter-Milan, il derby dell’Arcul de Triumf. Con buona pace della Madonnina.

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