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10. 10. 2024 15:12

Guerra nucleare? Niente bunker a Milano: la situazione

Milano si scopre senza protezioni nel caso di ricorso alle armi atomiche: il quadro aggiornato

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Cosa succede in casi di guerra atomica o nucleare? Dove potremmo proteggerci? Sono domande inquietanti che da qualche settimana, complici le minacce di ricorso alle armi atomiche, campeggiano qua e là senza una risposta. Si cerca di esorcizzarle sperando che arrivi prima o poi una soluzione pacifica ma nel frattempo resta il terribile quesito. La risposta immediata si chiama bunker. Ovviamente dev’essere adeguato a reggere l’impatto di un ordigno di questo tipo e, in modo particolare, a renderci incolumi dalle radiazioni.

Guerra nucleare, Milano senza bunker in caso di attacco atomico: la situazione

Che a Milano esistano strutture di questo tipo è dubbio, una serie di telefonate presso il Ministero della Difesa o lo Stato Maggiore non hanno portato risultati. A portare un po’ di luce è lo storico presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici che spiega come il tema non sia del tutto nuovo: «Se ne discusse quando accadde il disastro di Chernobyl – ricorda – ma poi non ci fu seguito per cui non sono a conoscenza di bunker edificati nella città di Milano.

Se si guarda il regolamento edilizio si osserva che la costruzione di un bunker sotterraneo è prevista in deroga per edifici di interesse pubblico: ci sarebbe quindi la possibilità di realizzarli ma non so se questa norma sia mai stata applicata». Diverso è il caso degli edifici privati: «In questo caso – prosegue – non c’è nessuna deroga per cui se esistono sono abusivi: francamente trovo altamente improbabile che esistano nel sottosuolo di qualche palazzo».

Di bunker in città, dunque, nessuna traccia ma non è da escludere che possano essercene in luoghi cosiddetti sensibili ovvero caserme, palazzi in cui si trovano autorità politiche come la prefettura o la questura. Potrebbero anche esistere in aree fuori città dove, accanto alla villetta, ci sono gli spazi per scavare strutture in profondità. Il condizionale è d’obbligo, non ci sono prove che qualcuno li possieda. L’unica certezza riguarda l’esistenza dei rifugi antiaerei costruiti prima e durante la seconda guerra mondiale.

In città ce n’erano ben 500 ma perlopiù si trattava di scantinati, situati sotto le abitazioni, dove riparare in caso di attacco aereo che significava un bombardamento sulla città. Poi c’erano i rifugi veri e propri, costruiti su aree pubbliche a disposizione di coloro che si trovavano per strada e non avevano tempo per raggiungere la propria abitazione. Tra questi c’è quello di Piazza Giuseppe Grandi, situato al di sotto della fontana: è stato restaurato 8 anni fa ed è visitabile.

A questo punto resta una domanda: è possibile riadattare i vecchi rifugi per un eventuale attacco atomico? La risposta è no, già allora servivano solo per proteggersi dalle schegge e detriti provocati dalle esplosioni che schizzavano nelle strade, se le bombe avessero colpito i rifugi non ci sarebbe stato niente da fare per gli ospiti. Oggi gli ordigni dispongono di una potenza di gran lunga superiore rispetto a 80 anni fa, per non parlare delle radiazioni e degli effetti che possono produrre. E allora concludiamo rinnovando l’auspicio che questa guerra possa essere risolta in fretta.

bunker breda

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Giornalista italiano operativo a Milano, esperto di gestione e comunicazione di crisi, Patrick Trancu da dieci anni risiede a Lugano, in Svizzera. Per Mi-Tomorrow spiega cos’è la realtà dei rifugi antiatomici e in che modo la vivono gli svizzeri.

Dove si trovano i bunker?
«Sono di due tipi: quelli che si trovano nelle case private e nei condomini e quelli in prossimità dei luoghi di incontro come le scuole e gli ospedali».

Partiamo dai primi: come sono?
«Conosco quello di mio suocero, che abita a 50 metri da metri da me: è uno spazio per 4 persone».

Com’è organizzato?
«C’è un’apposita porta molto spessa, un servizio igienico e un sistema di ventilazione di cui vanno sempre curati i filtri».

A chi spetta la manutenzione?
«Al proprietario della casa».

Anche costruire il bunker è un obbligo del proprietario?
«Sì, è come costruire un garage anche se sono previste delle eccezioni che comportano comunque il pagamento di un contributo al Cantone».

Lo Stato ti offre qualche contributo?
«No».

Chi si occupa di gestire i bunker pubblici?
«La Protezione Civile».

Si fanno simulazioni di attacchi?
«Una volta all’anno vi è una simulazione di attivazione delle sirene che rappresentano un allarme generale di potenziale pericolo. In caso di allarme reale la popolazione è tenuta a sintonizzarsi su radio e tv per seguire le istruzioni».

Come stanno vivendo gli svizzeri questo momento?
«Con tranquillità».

E’ una questione di carattere?
«Direi che è innanzitutto una questione culturale. In secondo luogo gli svizzeri sono meno esposti all’isterismo mediatico che purtroppo permea la società italiana».

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