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06. 05. 2024 04:36

Livia Pomodoro tra progetti vecchi e futuri: «Non festeggio l’8 marzo, le donne conquistano i loro diritti lavorando»

La Festa delle Donne ma non solo: Livia Pomodoro si racconta a Mi-Tomorrow

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Ha sempre avuto fama di donna rigorosa, lavoratrice instancabile e poco incline alle apparenze. Impressioni che Livia Pomodoro conferma anche in questa intervista: l’ex magistrato concede poco alle mode anche quando sono favorevoli alle donne. Della festa dell’8 marzo ha una sua opinione personale che forse non piacerà a molti, ma che rivela una tempra d’altri tempi. Insomma è amica delle donne ma a modo suo.

Livia Pomodoro  a Mi-Tomorrow: «Milano è cambiata molto con il tempo, ha fatto molti progressi, Expo ha segnato un momento di crescita importante»

Presidente, come passa il tempo?
«Sono molto impegnata, direi a tempo pieno».

Uno dei suoi impegni riguarda il teatro: come lo ha scoperto?
«E’ stata mia sorella a trasmettermi la passione, ho così assunto la conduzione del No’hma, un teatro unico al mondo».

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Per quale motivo?
«E’ il solo teatro dove non si paga il biglietto, abbiamo una programmazione internazionale, siamo famosi».

Sembra di capire che in passato non frequentava molto i teatri?
«Facevo il magistrato, non avevo tempo. Ora posso dedicarne tanto, tutti i giorni mi reco in teatro: è faticoso ma gratificante».

Lei è di origine pugliese.
«Mi sono laureata in giurisprudenza all’Università di Bari».

Allora eravate poche donne…
«Sì ma siamo cresciute bene».

La compagnia femminile si è ristretta ancora quando è diventata magistrato.
«Sono stata una delle prime sette magistrato donne d’Italia».

Suscitava curiosità?
«Certo, diciamo che avvertivo un interesse mediatico eccessivo».

L’essere donna le ha creato difficoltà?
«Francamente no, ho sempre avuto un ottimo rapporti con i colleghi».

Nessuna espressione di maschilismo?
«E’ capitato che dai capi degli uffici giuridici ci venisse fatta qualche richiesta indiscreta ma niente più».

Meglio di quanto si possa immaginare.
«Guardi, per ottenere rispetto occorre essere capaci, avere senso di responsabilità, sapersi confrontare con le persone».

Il suo rapporto con Milano dura da quasi 60 anni: è cambiato?
«Ho vissuto momenti molto difficili, penso agli anni ‘70 funestati dal terrorismo, ma non ho vissuto il periodo di Tangentopoli perché allora lavoravo a Roma. Milano è cambiata molto con il tempo, ha fatto molti progressi, Expo ha segnato un momento di crescita importante».

Ha lavorato molto con i politici ma non ha mai accettato di impegnarsi in politica: perché?
«Per lealtà nei confronti delle istituzioni: ho fatto una scelta dettata dalla correttezza e dalla serietà».

Eppure l’hanno corteggiata molto.
«Mi hanno chiesto tante volte un mio impegno e devo dire che questa cosa mi ha lusingata ma la risposta è stata sempre la stessa».

Come magistrato si è occupata molto di minori: come spiega che esistano tante difficoltà ancora oggi nonostante i tanti strumenti tecnologici?
«La vita è una cosa complessa».

Gli smartphone dovrebbero aiutare.
«Non sempre migliorano la vita. Bisogna sapersi adeguare ai tempi, capire che le difficoltà vissute dai giovani sono tante e saperle affrontare».

L’8 marzo: come lo vive?
«Per me è un giorno qualsiasi».

Per tante donne è una festa importante.
«Non ho niente contro i festeggiamenti, però mi sembra una festa un po’ superata, magari può essere una cosa buona per le più giovani».

Non crede che possa essere un momento per affermare i diritti delle donne?
«Le donne conquistano i loro diritti lavorando, affermano la loro libertà e autonomia dimostrando serietà e affidabilità».

Per lei è bello essere donna?
«E’ bello nelle condizioni in cui si è costruito la propria vita, quando si è riusciti ad ottenere il rispetto degli altri e a dare valore alla propria dignità».

E’ donna il Presidente del consiglio, della Corte Costituzionale, della Corte di Cassazione, il leader del maggior partito di opposizione: è un segnale forte per la società?
«Mi sembra il risultato inevitabile del processo storico che si è sviluppato in particolare di questi ultimi anni».

E’ contenta?
«Certo, le donne possono aspirare a qualche carica: a una importante sarei potuta arrivare anche io».

Ha dei progetti?
«Sì, molto importanti».

Parliamone.
«Sono Presidente dell’Accademia di Brera e ho la Cattedra Unesco Food Systems for Sustainable Development and Social Inclusion presso l’Università Statale di Milano».

Non si risparmia.
«Sono attività che mi gratificano molto in modo particolare perché mi consentono il contatto con i giovani, con le nuove generazioni».

Anche il teatro le consente di mantenere il rapporto con i più giovani?
«Sì, proprio quest’anno abbiamo fatto la scelta di puntare su compagnie di giovani italiani e stranieri, devo dire che sono capaci di realizzare spettacoli molto belli».

Livia Pomodoro: una vita tra magistratura, impegno sociale e cultura

Non è facile riassumere il curriculum di Livia Pomodoro che spazia tra il diritto, l’impegno sociale e culturale. Entrata in magistratura nel 1965, è stata Presidente del Tribunale per i Minorenni di Milano (1993-2007); Presidente del Tribunale di Milano (2007-2015). Molto impegnata anche a livello istituzionale come Vice capo di Gabinetto e Capo di Gabinetto del Ministero della Giustizia (1991-1993). Da segnalare le innumerevoli pubblicazioni e le onorificenze, anche a livello internazionale, tra cui la Legion d’Onore ricevuta in Francia nel 2013. Dal 2008, alla morte delle sorella gemella Teresa, dirige il teatro No’hma, situato in via Orcagna, 2 a Milano che offre una programmazione gratuita con spettacoli artistici multidisciplinari (nohma.org).

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