Non si è ancora spenta l’eco per quanto successo sabato sera, quando il cronometro segnava il minuto 25 dell’anticipo di serie A tra Udinese-Milan. Il portiere rossonero Mike Maignan si è avvicinato all’arbitro, mettendo il dito vicino all’orecchio e facendo capire di essere stato paragonato a una scimmia dai tifosi (se così possiamo chiamarli) di casa alle sue spalle.
Mike Maignan e i cori razzisti
Pochi minuti dopo la scena si è ripetuta, ma questa volta il portierone del Milan – mentre il risultato era di 0-1 per i ragazzi di Pioli – si è allontanato dall’area di rigore, ha imboccato il tunnel seguito da Adli e poi da tutti i compagni. Cinque minuti dopo, Magic Mike è rientrato in campo, consolato da tutti gli altri rossoneri.
Mike Maignan e la vittoria del Milan
Al di là di come sia finita la partita, con il Milan capace di imporsi in rimonta nel finale, dopo due gol subiti proprio da un Maignan evidentemente distratto anche dall’accaduto, nel post e il giorno dopo si è parlato solo di quell’episodio, purtroppo non nuovo nel mondo del calcio. Basti tornare con la mente ai tanti precedenti, da quello di Zoro a Koulibaly, passando per Lukaku e Vlahovic (perchè il razzismo non riguarda solo i giocatori di colore).
Mike Maignan, che cosa fare
Maignan è stato chiaro: «Così non si può giocare. Non è la prima volta, dobbiamo dare un messaggio importante. Un segnale». In teoria le regole parlano già chiaro, con la partita che può essere sospesa anche definitivamente dall’arbitro in questi casi, ma il punto è un altro: possibile che non si riescano ad identificare e punire i responsabili con pene esemplari? E’ evidente che neanche il Daspo e la possibilità di non entrare più allo stadio fermi certe persone, che magari col volto mezzo coperto e in un posto diverso da quello riportato sul biglietto (che potrebbero anche non avere) non basta.