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06. 05. 2024 06:10

Capodanno cinese in Arco della Pace: la data della grande parata

Rispetto al passato, nel 2023 la parata si terrà in Arco della Pace: una scelta logistica per cercare di ospitare tutte le 10mila persona attese

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Scatta fra pochi giorni il Capodanno cinese. Come ogni anno, anche Milano sarà coinvolta nei festeggiamenti dato il grande numero della comunità cinese a Milano, in modo speciale in via Paolo Sarpi e nella Chinatown milanese. C’è però una novità rispetto agli ultimi due anni: nel 2023 torna la grande parata per il Capodanno cinese.

Capodanno cinese, nel 2023 torna la grande parata: la data

Appuntamento fissato per il primo pomeriggio di domenica 22 gennaio quando anche la Cina celebrerà il proprio Capodanno. Anche a Milano per la comunità cinese sarà una giornata di festa tale da far ritornare, dopo due anni di pausa causa pandemia, anche la grande parata con il tradizionale drago rosso, che già in questi giorni sta colorando la celebre via Paolo Sarpi. Rispetto al passato, però, nel 2023 la parata si terrà in Arco della Pace: una scelta logistica per cercare di ospitare tutte le 10mila persona attese in piazza il 22 gennaio.

capodanno cinese
[Immagini di repertorio in Arco della Pace]

Capodanno cinese, le parole del referente Francesco Wu

«È un’opzione che abbiamo preferito – dice Francesco Wu referente delle comunità straniere per Confcommercio Milano – per evitare il classico affollamento che ci sarebbe stato in Sarpi, basti pensare che lungo un chilometro di via di solito vengono accolte fra le 7 mila e le 10mila persone ma non c’è nessuna misura legata al Covid anche perché al momento attuale non ci sono problemi con le varianti».

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«I cittadini cinesi che partecipano al Capodanno a Milano sono tutti vaccinati in quanto residenti qui in Italia – continua Wu – e normalmente rappresentano tra il 10 e il 20 per cento del totale delle circa 20 mila persone che seguono la parata e che sono nella stragrande maggioranza italiani; la decisione di spostarsi all’Arco della Pace è dovuta a esigenze di sicurezza che Sarpi non garantiva più, e comunque dal punto di vista epidemiologico non siamo affatto preoccupati».

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