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01. 05. 2024 02:06

Luca Paladini eletto nel Consiglio della Lombardia: «Ora le nostre battaglie in Regione»

Il portavoce de i Sentinelli è risultato il secondo più votato della lista Majorino: «Spero di essere all’altezza».

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Un traguardo frutto di tanta attività sul territorio. Ma soprattutto un segnale, una voglia di cambiamento che si manifesta nella nomina, a consigliere regionale, di Luca Paladini: «Anche se in Regione avremo un esercito di custodi della morale eletti con Fontana» dice il secondo più votato della lista Majorino, 52 anni, 3.790 preferenze: «Merito dell’attività con i Sentinelli di Milano, inutile nasconderlo» le parole del fondatore del movimento che, dal 2014, si definisce “antifascista e innamorato perso della laicità dello Stato”.

Luca Paladini eletto nel Consiglio della Lombardia

Paladini, quale sarà il suo primo obiettivo?
«Ho suggerito a Pierfrancesco Majorino di istituire un delegato regionale per la comunità LGBTQIA+, speriamo di riuscire a portare avanti questa proposta».

Lei è l’espressione de «I Sentinelli», che con le ideologie di questo consiglio non ha molto in comune.
«Vero, ma la mia nomina è un riconoscimento, andato alla mia figura, del lavoro del collettivo. Essere presenti in manifestazioni, piazze, la militanza convinta… tutto questo ha portato al risultato che vediamo oggi».

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Il suo impegno con I Sentinelli si ridimensionerà?
«Per me è casa, ne sono il fondatore e ci sono persone con le quali si è creata una particolare alchimia. Resterò portavoce, ma con il tempo dovrò lasciare spazio ad altri».

Lei però resterà sempre l’emblema del movimento.
«In generale vorrei essere un punto di riferimento per tutti coloro che lottano per i diritti; farò fatica a far passare le nostre istanze, ma tante realtà possono sapere che possono contare su di me».

E sui suoi nuovi colleghi in Regione, cosa dice?
«Aspetto la prima seduta per capire. Il programma di Fontana dirà molto sulla linea, anche se tutto sembra abbastanza ovvio».

Emozionato?
«Già solo al pensiero, perché non esiste candidatura giunta più dal basso della mia; e vivo con questa responsabilità, mi arrivano continui messaggi di aspettative importanti».

L’obiettivo quale sarà?
«Lavorare per il 2028 e non presentarci alle prossime elezioni regionali clamorosamente impreparati come accaduto quest’anno»

Qualcosa di concreto su cui lavorare?
«Non esiste una commissione pari opportunità; e poi una legge regionale sulla omolesbotransfobia e un lavoro costante sul territorio, per vedere cosa succede nei consultori e lavorare per tutte le categorie che temo la Regione non consideri cittadini di serie A».

Vale a dire?
«La comunità LGBTQIA+, i migranti, i fragili. La sensazione è che la Regione sia molto attenta a chi ha i soldi e usi criteri come il colore della pelle».

E la sua frase “A me dispiacerebbe un figlio come La Russa” va proprio in questa direzione.
«Pensate al peso di determinate parole, sparate in libertà, che finiscono in contesti familiari difficili; una tragedia».

Lei ha perso suo padre recentemente: cosa pensa del modello della sanità in Lombardia?
«Va ripensato in funzione del privato che si metta al servizio non solo di chi è ricco, ma di tutti. Esistono pazienti, non clienti. Non si possono aspettare mesi tra un esame e l’altro, la gente ha il diritto vivere senza ansia; siamo la Regione più ricca d’Italia e la seconda più ricca d’Europa e destiniamo l’85% del budget per la sanità, tutto questo stride con tempi d’attesa così lunghi. Si spende male scegliendo di premiare il privato che pensa al profitto, è tempo di cambiare».

Il suo sogno?
«Che fra cinque anni le persone che mi hanno dato fiducia non si siano pentite. Questo non va in parallelo con i possibili risultati, non governiamo noi, ma spero di essere all’altezza».

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