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26. 04. 2024 03:10

RealEyes, la prima squadra di ipovedenti iscritta al CSI: «Un percorso che ci deve portare ovunque»

L'idea di Daniele Cassioli da esperimento a realtà sempre più concreta

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Per ora è solo un esperimento, ma chissà che in futuro non possa davvero diventare una consuetudine. RealEyes è una squadra di calciatori ipovedenti nata da un’idea di Daniele Cassioli, pluricampione del mondo di scinautico nonvedenti: «La novità è che per la prima volta una squadra di calciatori ipovedenti parteciperà ad un campionato di calcio a 5».

RealEyes, la squadra di ipovedenti che gioca nel CSI. Parla l’ideatore Daniele Cassioli

Cassioli, ci spiega meglio?
«Partecipiamo ad un campionato del CSI Milano, sfidando altre squadre composte da ragazzi normodotati. Una sfida impari sulla carta, ma la squadra avversaria indossa degli occhiali/mascherina che simulano i difetti visivi che hanno i nostri».

E per voi sono arrivate anche delle soddisfazioni…
«Vero. La prima gara l’abbiamo vinta 9-1, poi ce la siamo sempre giocata alla pari con tutti».

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Dove possono venire le persone ad assistere alle vostre gare?
«Giochiamo tutti i sabati alle 12.30 al PalaIseo di via Iseo 10. Anzi, ne approfitto per ringraziare pubblicamente il Comune di Milano, che si è prodigato per trovarci una struttura».

realeyes

Ci spiega l’idea di RealEyes?
«Io faccio sport sin da piccolo. Lo sport mi ha dato successi, ma soprattutto mi ha permesso di raccontare qualcosa a scuola, di credere in qualcosa, di pensare che oltre agli oculisti ci fosse altro da fare. Certo, ci sono le paralimpiadi di Milano-Cortina 2026 che per noi saranno un ottimo palcoscenico, ma tutti gli altri? Cosa facciamo per inquadrare i percorsi agonistici di tutti quei ragazzi che non arrivano a quei livelli? Per fortuna c’è il CSI».

Come ha risposto il pubblico alla nascita di Real Eyes?
«Bene, direi. Ad oggi abbiamo 250 tesserati, quasi tutti non vedenti, ma da qualche mese sono entrati nel nostro gruppo anche con alcuni ragazzi e ragazze del sitting volley. In generale, parliamo di atleti che con la loro disabilità fanno cose incredibili».

Nel vostro campionato ci sono ben 20 squadre.
«È già una cosa incredibile, considerando che non abbiamo un vero movimento per poter garantire ai ragazzi di giocare tutte le settimane. Questo è davvero l’inizio di un percorso che ci deve portare in tutte le case, le scuole, gli istituti e in generale i posti dove ci sono persone che non hanno occasione di fare sport. E pensare che nella nostra squadra ci sono ragazzi che arrivano anche da Torino e da Genova, a testimonianza che quello che stiamo facendo deve inorgoglirci ancora di più».

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