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06. 05. 2024 16:08

L’arte in musica di Arisa al museo: «Non vado via da Milano, la più inclusiva di tutte»

La canatante racconta, a Mi- Tomorrow il suo concerto di domenica sera al Museo Bagatti Valsecchi

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Tornano i concerti d’eccezione della seconda edizione di Stasera al Museo al Bagatti Valsecchi. Domenica si terrà, nel cortile del Palazzo museale, l’appuntamento L’amore è un’altra cosa, in compagnia della musica di Arisa, che dialogherà con il conservatore museale Antonio D’Amico. L’inizio del concerto è alle 19.30, ma l’ingresso sarà dalle 18.30 comprensivo di visita al museo.

Arisa si racconta, in parole e musica, per il concerto al Museo Bagatti Valsecchi

Arisa, con Non vado via, il tuo ultimo singolo, torni alla melodia tradizionale italiana.
«Ha qualcosa di magico e universale. Nasce insieme a Giuseppe D’Albenzio, mio collaboratore alla produzione da diverso tempo, e ne ho capito subito le potenzialità. Era il brano giusto per le mie capacità».

Cosa racconta?
«Si tratta di una storia a lieto fine che ti lascia dentro un senso di sollievo e la voglia di farcela. Nasce, in realtà, due anni fa, e rappresenta con chiarezza l’orizzonte musicale verso cui voglio dirigermi».

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Spiegaci.
«Arriva un momento della tua carriera in cui ti chiedi, rispetto a tutti i tentativi fatti, cosa ti è piaciuto più fare e in cosa ti sei sentita più appagata. E la risposta è stata quando ci ho messo il cuore, e Non vado via racconta qualcosa di mio ed è bello poterlo condividere con chi mi ascolta».

Domenica ti esibirai tra le mura di un museo. Ѐ la prima volta?
«No, è già successo alla GAM – Galleria d’Arte Moderna, durante una mostra dedicata a Virginia Woolf. Per me è stato molto importante esserci, dato il suo impegno per la parità dei diritti tra sessi, era una tipa tosta».

Come sarà strutturato il concerto?
«Ci sarò io e il pianoforte, che intervallerà una serie di interventi in cui spiegherò cosa vuol dire per me l’amore. Canterò una selezione di mie canzoni, ma anche quelle di altre voci, che più rappresentano l’argomento dal mio punto di vista».

Torni a Milano dopo esserti trasferita a Roma.
«Ho vissuto a Porta Venezia dal 2016 fino a quando mi sono trasferita a Roma per far parte di Amici. Avevo scelto quel quartiere perché era il cuore pulsante della comunità LGBTQIA+, alla quale mi sono sempre sentita vicina, nonostante tutto. Qui mi sentivo a casa, mi sentivo al sicuro».

Oltre a Porta Venezia, hai altri posti in città in cui ti senti sicura?
«In realtà dappertutto. Milano è una città sicura, non è invadente, è inclusiva, dedica interi quartieri alle sue minoranze e questo nessuna città lo fa».

Tornerai, nella prossima stagione, ad essere un giudice televisivo?
«Non lo so ancora. Più che giudice mi piacerebbe definirmi come mentore: avere a cuore la realizzazione del talento è l’essenza del compito che ti danno, ma non sempre riesce bene, sia per una quota di ego, sia per esigenze televisive. A tanti ho detto di contattarmi anche dopo la fine del talent, ma in pochi l’hanno fatto».

Secondo te perché?
«Ci sono periodi in cui arrivano le persone in grado di svoltarti la vita. Non ho mai avuto la presunzione di essere presente nelle carriere dei ragazzi – anche perché ci sono persone professionalmente più preparate di me a farlo – ma essere una a cui chiedere banalmente un consiglio mi sarebbe piaciuto, perché sono generosa di natura, non posso farne a meno».

Domenica alle 19.30
Museo Bagatti Valsecchi
Via Gesù, 5
Biglietti: 25 euro su museobagattivalsecchi.org

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