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01. 05. 2024 09:43

Gabry Ponte a Milano per festeggiare il suo quarto di secolo di successi: «Dance never dies»

Domani al Forum lo show celebrativo per il dj-producer

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Ѐ il dj-producer italiano più ascoltato su Spotify. Con i suoi oltre 3 miliardi di stream globali Gabry Ponte celebra i 25 anni di carriera con uno show – sold-out – al Mediolanum Forum in arrivo domani, alle 21.00. «Questa festa arriva – racconta a Mi-Tomorrow – 25 anni dopo Blue (da ba dee), il brano da cui è nato tutto».

Gabry Ponte festeggia i suoi successi (da 3 miliardi di ascolti), domani al Forum lo show celebrativo

Quando ha avuto inizio?
«Ho iniziato a fare il deejay a 16 anni, era la fine degli anni Ottanta e c’era il mondo del clubbing in pieno fermento, territorio ideale per crescere, poi con la BlissCo arrivarono i primi dischi. Prima di giungere a Milano, Torino mi ha plasmato bene».

A Milano, però, hai istituito KUBO, la tua factory-studio.
«Durante la pandemia abbiamo trasferito gli uffici qui. Milano è un hub di networking importante per le sessioni di scrittura, anche internazionali. In questa factory diamo modo a giovani producer di creare la propria visione musicale. Una possibilità che trent’anni fa non c’era».

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Ovvero?
«Quando avevo vent’anni, presi un treno da Torino a Milano per proporre la mia musica alle varie etichette discografiche. In quella cassetta registrata con i soli mezzi che avevo c’erano tutti i miei sogni. Nessuno mi rispose, tranne Stefano Secchi, grande protagonista della dance anni Novanta. Fu lui a indirizzarmi sulla strada giusta».

Quella strada ti porta, domani, al Forum.
«L’ultima volta ci sono stato per ascoltare i Subsonica. Da mesi lavoro a questo show al Forum: per una sera si trasformerà in un grande club».

Qui racconterai anche la tua vita con gli Eiffel 65.
«Con gli 8 milioni di copie vendute con Blue (da ba dee) eravamo in cima alle classifiche. Sentivamo di rappresentare, in qualche modo, l’italianità a livello mondiale. Oggi c’è il rock dei Måneskin».

Nei club, però, figura sempre più trap che dance. Cosa pensi di questa tendenza?
«Ѐ un genere che seguo e che ha sempre affiancato, in realtà, la house. Quando ho iniziato a fare questo mestiere mettevo musica rap come incipit delle serate, non era Sfera Ebbasta, ma gli Articolo 31».

Dj noti come Mark Ronson e Bob Sinclar hanno recentemente remixato classici italiani. Però, nel 2002, con Geordie li anticipasti.
«Era il periodo in cui lavoravo tanto come dj resident nei locali e captavo il bisogno delle persone non solo di ballare, ma anche di cantare, specialmente bella musica italiana: abbiamo una tradizione cantautorale di cui andare fieri e Fabrizio De André è sicuramente parte di questo».

Un quarto di secolo dopo Blue (da ba dee) ti sei chiesto il motivo di questo successo?
«Ѐ l’imprevedibilità della musica. Questo è un brano che ha rappresentato alla perfezione il nostro background. Il fatto che sia stato ripreso da altri artisti (I’m Good (Blue) di David Guetta e Bebe Rexha, ndr) ha contribuito a farlo conoscere alle nuove generazioni. La dance non smetterà mai di conquistarsi il futuro».

Domani alle 21.00
Mediolanum Forum
Via Giuseppe di Vittorio 6, Assago (Mi)
Biglietti: sold-out presso i canali ufficiali di vendita

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