Parlarne, sapendo bene di cosa si sta parlando. Isotta è fuori con il suo nuovo singolo Palla avvelenata, dove affronta un tema delicato e dannatamente attuale come il bullismo. «Mi trovavo in studio con Pietro (Stefanini, coautore del brano, ndr) ed è nata una conversazione che ci ha illuminati…».
Isotta, un brano per riflettere sul bullismo
Che cosa vi siete detti?
«Pietro mi ha detto che sarebbe uscito per portare i suoi figli a giocare a palla avvelenata. Io mi sono ricordata come venissi sempre scelta per prima a questo gioco perché ero “in carne”… Così lui mi ha consigliato di segnarmi quella conversazione perché ci avremmo costruito attorno un pezzo fichissimo».
E così è stato. Merito della musica.
«La musica può essere un mattoncino. Ti impegna a livello mentale, un po’ come la meditazione. Ma non basta. Per superare un trauma lo devi affrontare. Poi, certo, l’età non aiuta: quando vieni preso di mira e sei piccolo, già sei in guerra con te stesso. Se poi si aggiunge anche uno scontro “esterno” con i tuoi coetanei, a quel punto non bastano nemmeno le parole rassicuranti dei tuoi genitori».
Women Female Label & Arts è un progetto tutto al femminile del quale fai parte ormai da tempo. Con quali idee siete partiti?
«È nato tutto all’inizio di quest’anno. Ma non è solo un’etichetta discografica, è una realtà che comprende anche artisti non legati alla musica: abbiamo scrittrici, poetesse, disegnatrici. Cerchiamo di valorizzare a tutto tondo l’arte femminile».
Dedichi a qualcuno in particolare Palla avvelenata?
«È una canzone per chi vive e convive con drammi personali. Il mio consiglio è di “indossare un nuovo paio di occhiali” con cui guardare dall’alto i propri problemi. Solo così si può essere più pronti ad affrontarli. Spesso, quando lo si fa, ci si scopre più forti di quanto si crede. Per me è stato così».