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19. 05. 2024 11:35

MilanoSanremo, La Sad l’elemento Autodistruttivo del Festival: «Qui per svegliarvi tutti. Milano ci ha salvato»

Theø, Plant e Fiks promettono di portare il punk all’Ariston senza stupirsi delle polemiche per la loro partecipazione: «Diciamo che ci hanno fatto sentire delle rockstar»

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Son principesse punk, ma anche debuttanti (all’Ariston): La Sad nasce a Milano e a Sanremo porta tutto il punk di Theø, Plant e Fiks. Outsider? Senza dubbio. Sono gli alieni di questo Sanremo 2024, un titolo di cui vanno anche particolarmente fieri: per i meno avvezzi alla scena underground italiana, i ragazzi de La Sad rappresentano un’incognita. Eppure – lontano dalla televisione e molto attivi sui palchi della penisola – Theø, Plant e Fiks hanno già iniziato a rivoluzionare l’universo musicale nostrano. Le tre principesse punk – che hanno lanciato l’hashtag #Sadremo per riassumere la loro esperienza al Festival – creano il gruppo La Sad nel 2020: l’album di debutto – Sto nella Sad – arriva a gennaio 2022 ed è quasi lo specchio in note di un generale malessere generazionale. All’Ariston il brano Autodistruttivo si preannuncia come un manifesto: di ciò che La Sad è e di tutti coloro che rappresenta. E sul rischio di restare incompresi, a Mi-Tomorrow i ragazzi rispondono: «Siamo punk, è giusto così».

La Sad a Sanremo 2024: «Ognuno di noi viene dalla sua realtà, chi dalla provincia e chi da una città senza possibilità. Da un certo punto di vista Milano ci ha salvato»

Cosa rappresenta per voi oggi il palco dell’Ariston?
Fiks: «Volevamo arrivare fino all’Ariston perché, in due anni di tour in tutta Italia dalla Sicilia al Nord, abbiamo fatto belle date. Andare a Sanremo per noi vuol dire calcare il palco più grande possibile e immaginabile per arrivare agli occhi di tutti i fan, ma soprattutto agli occhi di chi non è nostro fan. Persone di tutte le età ci giudicheranno per come siamo, però per la canzone e per i messaggi che trasmetteremo si ricrederanno. Lanceremo un messaggio che va al di là del punk classico».

E Autodistruttivo cosa rappresenta?
Plant: «Per noi è una nuova bandiera. Abbiamo cercato di riassumere tante cose di cui parliamo e molte sofferenze che colpiscono anche i nostri fan».

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Il brano porta la firma di Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari. Come avete lavorato con lui?
Theø: «In realtà abbiamo scritto noi tutto il pezzo per intero. Con lui lo abbiamo modificato un po’ qua e là. L’idea di base parte da noi».
P.: «È stato fondamentale per creare una cosa che andasse bene a noi e anche al contenitore di Sanremo. Ci ha dato una bella chiave».
F.: «Ci ha aiutato più nell’arrangiamento e con la stesura della parte orchestrale. Senza rovinarci ovviamente. Noi siamo La Sad e vogliamo rimanere La Sad sempre e per sempre».

Appena vi hanno annunciato tra i Big è partita la polemica: ve l’aspettavate?
F.: «Ce l’aspettavamo, perché quest’anno, fra i concorrenti, siamo quelli più diversi da tutti, contro i quali è più facile puntare il dito. Diciamo che ci hanno fatto sentire delle rockstar perché c’è stato un bel girone mediatico, ma non ci ha dato nessun fastidio».

Però è indicativo di come ancora sia fin troppo facile giudicare dall’apparenza.
P.: «Giudicare persone come noi è molto più facile, un po’ come sparare sulla Croce Rossa. Se vai a vedere i testi nostri e di altri artisti e li vai ad analizzare bene senza decontestualizzare le frasi, capisci che noi professiamo solo messaggi positivi che possono essere raccontati anche con un linguaggio crudo. È il nostro linguaggio e quello dei giovani che rappresentiamo: è inutile girare intorno alle cose, quindi sta tutto agli occhi di chi legge dare un’interpretazione».

E poi in fondo la musica canta la vita che è fatta di alti e bassi.
F.: «La vita è fatta anche di sofferenza. Tutti soffrono e chi dice che non soffre mente».

Cosa vi emoziona di più di Sanremo?
T.: «Veramente non vediamo l’ora di andare in vacanza».
F.: «Diciamo che non siamo abituati a lavorare così tanto. Di solito lavoriamo al nostro disco e al nostro tour, aggiungere anche Sanremo è stata bella tosta. Fondamentalmente siamo dei “canzoni”».

Sarà una settimana bella intensa.
T.: «Ogni giorno ci son cose da fare».
F.: «È bello perché non ci lascia tempo per essere tristi però ogni tanto stare a letto mezza giornata ci sta».
P.: «Però dobbiamo mettercela tutta per diventare gli idoli delle nonne».

A proposito di impegni, come sono andate le prove con l’Orchestra?
T.: «Abbiamo fatto le prove a Roma con l’Orchestra ed è stato incredibile. Una figata assurda».
F.: «Sentire tante persone che suonano per noi la nostra canzone è veramente bellissimo. Poi sentirla suonata davvero e riprodotta in cuffia con tutti loro dal vivo è stato da lacrimuccia. Ci siamo commossi».

L’arrangiamento del brano si prestava a questo tipo di contaminazione?
P.: «Il brano acquisisce molto quando la senti con l’orchestra. È da brividi proprio».

Cosa ne pensate invece del cast? Sentite la gara?
T.: «Tanti artisti di quest’anno li conosciamo benissimo, siamo amici. Penso ai The Kolors o ai Bnkr44. Non c’è competizione».

Neanche con Il Volo? Ho intravisto degli scambi sui social.
P.: «I ragazzi de Il Volo sono i nostri fratellini, come i Ricchi e Poveri. Sì, Gianluca (Ginoble, ndr) ha fatto la friendship. C’è già il meme che gira».

Era difficile non accostare i due trii del Festival.
F.: «Tra un po’ diventeremo in sei e non sapremo più se siamo Il Volo o La Sad. Sceglieremo poi. Siamo l’acqua santa e il diavolo».

Chi è l’acqua santa?
F.: «Noi ovviamente».
P.: «Da una parte il trio più cattivo d’Italia, dall’altra La Sad».

Nella serata delle cover portate Lamette con Donatella Rettore.
F.: «Lamette era già punk all’epoca e noi l’abbiamo portata ancora di più nel punk. È una leggenda, un brano storico».

Come sarà, Sanremo a parte, il 2024 de La Sad?
F.: «Sanremo è un grande mare. Finora abbiamo nuotato in piscina, è la nostra ed è bella grande. Ora però ci tuffiamo nell’Oceano».
P.: «È l’inizio di un progetto nuovo. Uscirà il disco, ci sarà il tour. Abbiamo fatto un nuovo passo avanti in questo album».

La Sad nasce a Milano, che rapporto avete con la città?
T.: «Un rapporto di amore e odio, come quello di tutte le persone che vivono a Milano».
F.: «All’inizio ci ha fatto fare tantissimi sbagli e li raccontiamo anche nei testi, perché è una città che funziona tantissimo sia nel bene che nel male».
P.: «Però Milano è stata anche fondamentale, perché ci ha riunito e ci ha fatto incontrare. Ognuno di noi viene dalla sua realtà, chi dalla provincia e chi da una città senza possibilità. Da un certo punto di vista Milano ci ha salvato. Poi sta a te decidere come vivertela, perché te la puoi vivere facendoti inghiottire ed entrando in brutti giri o magari puntando tutto sulla musica o su ciò in cui credi. A Milano trovi i mezzi per farlo».

Il ricordo artistico più bello che legate a Milano?
F.: «Il nostro primo concerto all’Alcatraz. Era sold-out ed è stato un bel battesimo. In fondo è stata una bella incoronazione. Non sarà la più grande che faremo ovviamente, ma è stata la prima».

Cosa vi augurate di ottenere dal Festival?
P.: «Speriamo che la nostra partecipazione serva a svegliare un po’ di menti e ad aprire la mentalità chiusa di questo Paese. Vogliamo eliminare il bigottismo e vogliamo essere d’aiuto alle nuove generazioni e a chi ci sarà dopo di noi, sdoganando una nuova cosa che ancora non c’è».

Qualche timore?
P.: «Non abbiamo paura di niente perché siamo La Sad».
F.: «Lo sappiamo benissimo che rischiamo di uscirne incompresi. Ma siamo gli eterni incompresi, siamo punk ed è giusto che qualcuno non ci capisca».

E se vi capiscono?
F.: «Allora si cambia l’Italia davvero!».

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