Che cosa ci si poteva aspettare dal tifoso dell’Inter nella domenica (in zona gialla) della matematica vittoria dello scudetto dopo undici anni? La risposta è a dir poco scontata. Lo spettacolo dei trentamila tifosi assembrati nelle strade del centro di Milano è stata una vergogna per il Paese. Mica per la felicità dei sostenitori nerazzurri, alcuni responsabili, altri meno.
La vergogna è del Paese che impone regole e si arrende di fronte alla totale incapacità di esercitare il controllo sul rispetto delle stesse regole che decreta. Quanto accaduto domenica scorsa era assolutamente prevedibile. In questo senso è comprensibile la polemica dei commercianti, con i ristoratori in testa, che in un anno si sono visti chiudere e multare anche solo per qualche minuto di ritardo sugli orari o per qualche tavolino di troppo.
Perché a dicembre si sorvegliavano gli accessi alla Galleria Vittorio Emanuele e se ne chiudevano i varchi per impedire l’eccessivo flusso di persone durante lo shopping di Natale? Perché analogamente non si è gestito il prevedibilissimo flusso nerazzurro di domenica?
Quelle immagini sono uno schiaffo al buon senso di tutti i milanesi. Le dichiarazioni di resa da parte della Prefettura, condivise dal sindaco Beppe Sala (solo dopo esser stato pungolato sull’argomento da Matteo Salvini). Se le forze in campo sono poche, se non si ha la capacità di prevenire (se non prendendosela sempre con i soliti, vedi bar e ristoranti), allora arrendiamoci all’evidenza di dover convivere col Covid demandando tutto alla responsabilità individuale.