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30. 04. 2024 02:30

Milano, l’ex scuola di via Ojetti pronta a trasformarsi in un “punto luce”

Save the Children trasformerà l’ex scuola di via Ojetti. Valentina Polizzi: «Un quartiere dove c’è un forte disagio»

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Abbandonata da anni, l’ex scuola di via Ojetti, nel Gallaratese a Milano, in passato ha ospitato anche un centro anziani e un asl. Grazie a un bando il Comune ha ora affidato l’edificio a Save the Children per trasformarlo nel terzo Punto Luce della città, dopo gli altri due del Giambellino di Quarto Oggiaro. Valentina Polizzi, referente di Save the Children per la Lombardia, ha spiegato a Mi-Tomorrow di cosa si tratta.

La trasformazione dell’ex scuola di via Ojetti

Cosa sono i punti luce?
«Sono progetti che si inseriscono nel programma di Save the Children per il contrasto alla povertà educativa. In Italia sono 26 e sono degli spazi ad “alta densità educativa”, dove bambini e ragazzi che abitano in zone disagiate delle città possono esercitare i propri talenti. Sono degli spazi fisici, che propongono varie attività per bambini dai 6 ai 17 anni: supporto allo studio, giochi, alfabetizzazione per bambini di origine straniera, laboratori artistici, attività sportive».

C’è un collegamento con le scuole dei quartieri?
«Mentre il nostro progetto “Fuoriclasse” è strettamente legato alle scuole, alle quali diamo un supporto di tipo didattico, i Punti Luce sono a disposizione di tutti i ragazzi della zona».

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Fra il punto luce di Giambellino e di Quarto Oggiaro ci sono differenze?
«Le attività sono simili, le differenze le fanno le programmazioni degli educatori. In entrambi i quartieri c’è una grande presenza di famiglie straniere. Al Giambellino c’è una parte dedicata anche ai genitori, attività mentre a Quarto Oggiaro è presente un altro nostro progetto rivolto alle mamme e ai bambini fino ai 3 anni. Abbiamo anche attivato le “doti educative”, sostegni economici mirati per permettere ai ragazzi di frequentare corsi specifici o di acquistare libri per la scuola, stabilendo un patto educativo con le famiglie».

Di quanti bambini e ragazzi vi occupate?
«Da quando siamo partiti, nel 2014, abbiamo seguito 1500 ragazzi. Ora sono circa 350.

Come è cambiata “l’utenza” negli anni?
«Non è cambiata più di tanto, a seconda dei flussi migratori negli anni sono cambiate le nazionalità di provenienza. Inoltre con la pandemia si sono avvicinate a noi famiglie che prima vivevano in condizioni economiche non preoccupanti, ma che si sono impoverite nell’ultimo periodo».

Come sarà la nuova struttura del Gallaratese?
«Andrà demolita e ricostruita secondo criteri di sostenibilità ambientale. Di sicuro prima di un anno non sarà pronta per ospitare il nuovo Punto Luce. Vorremmo dare al quartiere uno spazio bello da vedere e con locali molto ampi, dove poter fare tante attività, sia legate a Save the Children che aperte a tutti. Al momento non lavoriamo in questa zona, ma è un quartiere dove c’è un forte disagio socio-economico e ci aggiungeremo ad altre associazioni che operano già sul territorio».

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