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30. 04. 2024 07:23

Caso Gucci, nel cuore di Milano dove tutti spiavano tutti

Una storia che dura vent'anni e continua a far parlare

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Registrazioni clandestine, penne o cellulari usate come cimici, telecamere di sicurezza per monitorare i movimenti, appostamenti in stanzine per carpire conversazioni private. A raccontare di come tutti spiavano tutti nella lussuosa villa nel cuore di Milano di Lady Gucci, dove regnava una sorta di ossessione per il controllo, sono le deposizioni agli atti dell’indagine in cui sono indagati in otto sulla la gestione del patrimonio milionario lasciato da Silvana Barbieri alla figlia Patrizia Reggiani, vedova e mandante dell’omicidio del marito nel 1995 (condannata nel 1997, è uscita dal carcere nel 2016).

Dentro il caso Gucci: una storia infinita

A descrivere quel che accadeva tra le mura di quell’edificio sono stati la badante della signora Barbieri e il domestico di casa, entrambi dello Sry Lanka, sentiti tra l’aprile e il maggio 2021. L’uomo ha spiegato di aver cominciato pure lui a registrare i dialoghi per tutelarsi, avendo percepito che c’era qualcosa di strano da quando, morta la signora Barbieri, si era trasferita in casa Loredana Canò, ex compagna di cella di Patrizia Reggiani, poi diventata sua assistente personale. La donna aveva preso il controllo di tutto perfino delle telecamere interne, e ritirato le chiavi di tutto, pure della cassaforte. In più aveva l’abitudine di registrare e in un caso aveva messo nella borsa della vedova Gucci una penna-cimice.

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La stessa badante ha registrato un colloquio con Barbieri, così come in passato ha fatto Allegra Gucci, quando ci furono tensioni con la nonna, la quale, del resto non si fidava di nessuno, nemmeno del notaio, quindi nessuno sapeva di essere registrato. La vicenda era tornata sulle pagine dei giornali un anno fa quando Lady Gaga era a Milano per girare il suo nuovo film dal titolo “House of Gucci”.

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