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30. 04. 2024 04:12

“No ai lager di Stato”, in centinaia a Milano alla manifestazione contro i Cpr

La manifestazione, alla quale partecipano anche gli attivisti che ogni sabato scendono in piazza a sostegno della Palestina, ha attraversato la città per arrivare fino a via Corelli

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È partito da piazza Tricolore a Milano il corteo organizzato dalla rete ‘Mai più lager, no ai Cpr’ per chiedere la chiusura di tutti i centri di permanenza per i rimpatri. Sul furgone che ha aperto il corteo, un’immagine che ritrae la premier Giorgia Meloni, il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi con i volti imbrattati di vernice rossa a rappresentare il sangue. In testa, uno striscione con scritto ‘No Cpr, no lager di Stato, né a Milano né altrove né in Libia né in Albania’.

Manifestazione a Milano, in piazza anche i sostenitori della Palestina

La manifestazione, alla quale partecipano anche gli attivisti che ogni sabato scendono in piazza a sostegno della Palestina, ha attraversato la città per arrivare fino a via Corelli. Intanto, con un ordine del giorno, alcuni consiglieri comunali – quelli di Europa Verde oltre a Enrico Fedrighini del misto e ad Alessandro Giungi del Pd – chiederanno che il Comune di Milano si costituisca parte civile nel processo contro i precedenti gestori del Cpr di via Corelli, accusati di avere lasciato i migranti in condizioni disumane.

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Manifestazione a Milano, Sala contestato

All’altezza di piazzale Susa, gli attivisti hanno distribuito bicchierini di plastica contenenti caramelle per simulare la somministrazione degli psicofarmaci all’interno dei centri. «Ciò che non può essere represso coi manganelli viene represso attraverso gli psicofarmaci – hanno detto – e capita spesso che vengano somministrati senza il consenso della persona trattenuta». In uno degli interventi al megafono, il sindaco di Milano Giuseppe Sala è stato definito dagli attivisti «un uomo senza vergogna» per il suo appello a non trasformare il 25 aprile «in un derby tra Israele e Palestina». Il primo cittadino, hanno spiegato, «parla di derby quando stiamo assistendo a un genocidio».

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