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29. 04. 2024 19:54

Si chiama “Terzo Tempo”, è un nuovo spazio di confronto e supporto per i neo papà

«Nel PNRR la parola paternità è citata una sola volta, nonostante la dichiarata centralità della parità di genere nel piano nazionale di ripresa e resilienza»

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Si chiama “Terzo Tempo” e vuole essere un nuovo spazio di incontro e di confronto per supportare i neo padri nel percorso di paternità. Si svolgerà l’8, il 15 e il 22 aprile a Cascina Baraggia, alle porte di Milano, nel comune di Sesto San Giovanni, e affronterà tanti temi con gli esperti: dal congedo parentale al tempo con i propri figli, fino al superamento degli stereotipi sulla paternità. Ce ne parla Flavia Bernardi, pedagogista della cooperativa sociale La Grande Casa e referente del progetto.

«Nel PNRR la parola paternità è citata una sola volta, nonostante la dichiarata centralità della parità di genere nel piano nazionale di ripresa e resilienza. Senza prendere piena consapevolezza dell’importanza del tempo della cura per entrambi i genitori, non potrà mai essere raggiunta una piena parità di genere e riconosciuti ai padri ruolo e diritti». Questo il post pubblicato in occasione del 19 marzo, Festa del Papà, dai profili social della cooperativa sociale La Grande Casa, che insieme alla Fondazione Mission Bambini ha organizzato un ciclo di incontri dedicati specificatamente ai papà.

asili nido
Asilo nido

Un nuovo sguardo sulla genitorialità?
«Quando si parla di genitorialità, spesso ci si concentra solo sulla figura materna, ma con la nascita di un figlio anche gli uomini devono affrontare una serie di cambiamenti importanti. Terzo Tempo risponde all’esigenza di dedicare loro uno spazio e un tempo specifico, un momento di confronto e condivisione su cosa significa essere padri, quali sono i sogni, le aspettative, le responsabilità, le paure e le insicurezze».

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Come è nato Terzo Tempo?
«Da qualche anno svolgo incontri dedicati alle donne in attesa o che hanno partorito da poco. Si chiama il Salotto delle mamme e serve da sostegno e accompagnamento alla nascita, perchè le donne si sentano supportate in un momento delicato. Ma più lavoravo con le donne, più ci siamo resi conto che era necessario aprirsi all’intero nucleo familiare e coinvolgere anche le figure paterne, che a loro volta sono in una fase sociale di grande cambiamento».

Cosa vivono i padri di oggi?
«In questo ciclo di incontri stiamo mettendo insieme quello che viviamo e che vediamo: gli uomini si stanno interrogando molto su cosa significa essere padri oggi. Il loro ruolo è molto cambiato anche solo rispetto a 20 anni fa. Vogliono essere più partecipi. Siamo in un percorso sociale di cambiamento, ma vogliamo anche cercare di fare e creare cultura. Perché è facile parare di maternità e supporto alle donne solo nei gruppi di donne, se non coinvolgiamo anche i padri ce la raccontiamo tra noi e basta»

Quanti iscritti ci sono al progetto “Terzo Tempo”?
«Per ora 10. Io temevo che fossero anche meno, benché il mio desiderio era che fossero di più. Non è semplice riuscire a fare iscrivere gli uomini, perchè mettersi in gioco è una cosa che alcuni di loro non hanno mai sperimentato. Nonostante l’interesse non è facile scardinare le chiusure culturali. Anche nei corsi preparto non ci sono che uno o al massimo due incontri con i futuri papà e sempre e solo insieme alle mamme».

Come si svolgono gli incontri?
«Innanzitutto saranno solo uomini durante il “Terzo Tempo”. Io sarò l’unica donna e insieme a me ci sarà il collega Stefano Valaguzza, educatore e coordinatore del progetto “Sc*arti-Le Arti del riuso”. Ciascun incontro è dedicato a una fase specifica della paternità: il papà del passato, del presente e del futuro. Accompagneremo i partecipanti nell’esplorazione delle loro emozioni partendo da tre domande: “Cosa vuoi portare con te di ciò che è stato tuo padre e cosa invece preferisci lasciare? Che papà sei? Per cosa vorresti essere ricordato da tuo figlio?».

Gli incontri sono per tutti o intercettano le fasce più fragili?
«Per tutti, per i neo papà o coloro che stanno per diventare papà, non necessariamente del primo figlio. Il Salotto delle mamme è nato come percorso “in tutela”, rivolto a donne che arrivano da esperienze di maltrattamento, spesso donne sole. Da qui è scattato l’ingranaggio: nell’ambito della marginalità il posizionamento dei papà è importante, ma i servizi per loro mancano. Noi siamo maternocentrici, si fanno molti percorsi di accompagnamento per le mamme, ma dei papà ce ne occupiamo pochissimo».

Obiettivi per il futuro?
«Noi vorremmo far diventare Terzo Tempo un ciclo fisso di incontri. Vediamo come va, ma la speranza è che si possa diffondere anche in altre sedi, su Milano, come è successo per il Salotto delle mamme».

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