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27. 04. 2024 04:42

Positivi, di natura: tre storie che, certo, non allontanano l’emergenza ma, forse, aiutano a viverla con maggiore coraggio

Positivi, proviamo a ripartire dall’essenza sociale di questo termine

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Oggi vi raccontiamo tre storie che, certo, non allontanano l’emergenza ma, forse, aiutano a viverla con maggiore coraggio.

Positivi, di natura

«Quanto conta uno spirito costruttivo»

Giovanni Zais e Milano Positiva: «I problemi vanno individuati e risolti»

Da quando è iniziata la pandemia, il termine “positivs” ha perso la sua connotazione ottimistica per essere associato alle persone che sono state infettate dal coronavirus.

Eppure, proprio per contrastare il periodo di difficile che stiamo vivendo, bisogna necessariamente continuare a «pensare positivo», come cantava ormai molti anni fa Jovanotti. E come fanno numerose realtà che si stanno impegnando (anche) per far ripartire Milano. Nonostante tutto.

Le tre parole di oggi? Scoprile in newsletter!

Il primo spunto ci arriva dell’associazione Milano Positiva, realtà nata due anni fa dall’idea di Giovanni Zais, manager Fastweb, «per risolvere alcuni problemi della città con spirito costruttivo. In particolare ci occupiamo del Municipio 2, che è una zona eterogenea e che va da piazza della Repubblica a quartieri difficili come via Padova e via Adriano».

Giovanni Zais
Giovanni Zais

Da cosa siete partiti?
«Fin da subito abbiamo collaborato con altre associazioni del territorio. Un anno e mezzo fa all’Arena di Verona abbiamo organizzato una tre giorni contro il bullismo, il razzismo e la violenza di genere, coinvolgendo quattromila ragazzi e una quarantina di associazioni. Di recente, insieme all’associazione Leda, abbiamo lanciato una petizione affinché almeno in una della fermate della metropolitana nel tratto compreso da Pasteur a Turro venisse installato un ascensore. A settembre, abbiamo partecipato alla commissione consiliare con Marco Granelli, l’assessore alla mobilità e ai lavori pubblici del Comune di Milano. L’incontro è stato proficuo».

Ovvero?
«Ci è stato detto che, grazie al Recovery Fund, tutte le fermate della metropolitana avranno l’ascensore entro il 2026. Nel frattempo a gennaio a Rovereto sarà installato un montascale per le carrozzine».

Quali sono le altre aree di intervento?
«Intanto, dopo aver preso accordi con Pane Quotidiano, abbiamo noleggiato un furgoncino e consegnato cibo dove serviva, dalle chiese di Pasteur e Gorla alla Casa della Cultura Islamica di via Padova. Abbiamo aperto anche una raccolta fondi per comprare un mezzo tutto nostro che ci consenta di aumentare le consegne: da una volta alla settimana vorremmo arrivare a tre o quattro. Ci stiamo occupando anche di raccogliere le esigenze degli abitanti sulla sicurezza nelle strade».

Può farci degli esempi?
«I comitati di via Costa, via Giacosa e via Padova ci hanno segnalato l’aumento di consumo di alcol notturno nelle strade, di schiamazzi e di persone che importunano i passanti, in special modo le donne. Abbiamo incontrato l’assessore alla Sicurezza Anna Scavuzzo, che ci ha confermato che con l’emergenza sanitaria i problemi di ordine pubblico si stanno intensificando un po’ in tutta la città. Per la nostra zona abbiamo chiesto maggiori controlli da parte delle pattuglie di vigili e polizia».

Perché ha deciso di chiamare l’associazione Milano Positiva?
«Quando siamo nati, due anni fa, l’Italia era ancora reduce dalla crisi economica del 2008. Abbiamo voluto dare una spinta ottimista per il futuro. La nostra filosofia di vita è chiara: i problemi vanno individuati, affrontati e risolti».

5 domande a… Alessandra Palmisano Checcoro

«Con noi, tutti i colori del canto»

Facciamo un passo indietro. A qualche mese fa quando, prima del confinamento forzato, avevamo parlato con Alessandra Palmisano di Checcoro, il coro composto da persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender, del quale è presidentessa.

Nato a Milano un decennio fa per portare in giro brani natalizi, proprio poco prima del lockdown Checcoro stava provando brani tratti da un repertorio più ampio, da cantare anche durante le inaugurazioni delle panchine arcobaleno volute dal Municipio 8 per sensibilizzare i cittadini sui diritti delle persone LGBT. Inaugurazioni rimandate al 27 settembre scorso, a partire da piazza Damiano Chiesa.

Alessandra Palmisano Checcoro
Alessandra Palmisano Checcoro

Vi siete esibiti?
«Purtroppo no, ma è stato importante partecipare e dipingere tutti insieme quella panchina, anche per accendere l’attenzione sulla legge sulla omotransfobia e sulla misoginia che dovrebbe essere discussa in Parlamento nelle prossime settimane».

Come si compone il coro?
«Checcoro è associato all’Unione Società Corali della Lombardia (USCI, ndr). Siamo una settantina di soci e facciamo audizioni due volte all’anno. Gli aspiranti coristi sono selezionati dal maestro Filiberto Bentivoglio. Chi si avvicina al nostro coro è in sintonia con le istanze che portiamo avanti. Il canto è la nostra priorità, i nostri valori sono altrettanto importanti».

Su che genere di repertorio vi esibite?
«Direi vario, dai brani pop internazionali come Born This Way di Lady Gaga e Super Trouper degli Abba, fino alle classiche icone gay delle musica italiana: da Mina a Raffaella Carrà. Ma abbiamo preparato anche l’Inno di Mameli, l’Inno alla gioia di Beethoven e canzoni di lotta come Bella Ciao e We Shall Overcome».

Il canto è una delle attività considerate più pericolose per la trasmissione del coronavirus. Come fate?
«Durante la “clausura” ci siamo incontrati online, ma è stato straniante. Al momento possiamo provare solo in piccoli gruppi. Siamo alla ricerca di posti più grandi per poter essere di più, mantenendo le giuste distanze».

Avete in programma qualche concerto?
«Non vediamo l’ora di tornare a cantare dal vivo. Ci sarebbe piaciuto partecipare alla giornata del coming out di domenica scorsa, ma non è stato possibile per questioni di sicurezza. Intanto stiamo riprendendo in mano il repertorio natalizio, perché a dicembre speriamo di poterci esibire almeno per le strade. Come agli inizi».

Panchina Checcoro
Panchina Checcoro

Intanto torna l’Isola dei clown

Dal 16 al 18 ottobre il festival “saltato” a febbraio

A febbraio erano già ai blocchi di partenza, quando gli organizzatori del Milano Clown Festival hanno dovuto fermare tutto. Ora è venuto il momento di riprovarci e dal 16 al 18 ottobre, l’Isola si animerà con spettacoli sparsi per il quartiere.

Dina - Milano Clown Festival 
Dina – Milano Clown Festival

Dai cortili di via Borsieri e via Belinzaghi ai tendoni a cielo aperto al cavalcavia Bussa e nell’area pedonale di via Toce, dal sagrato del Teatro Fontana al giardino Isola Pepe Verde, gli spettacoli sono a ingresso libero, con accessi contingentati, controllo della temperatura e igienizzazione dei posti a sedere. Il festival vedrà protagoniste compagnie di artisti in prevalenza italiane: dai Fratelli Caproni – ovvero gli ex Quelli di Grock Alessandro Larocca e Andrea Ruberti – alla Family Omphaloz, fino a Olivia Ferraris, clown, acrobata e trapezista presente per la prima volta al festival arrivato alla sua quindicesima edizione.

La manifestazione comprende anche un concorso fra clown con il premo della Giuria, della Giuria dei Bambini e del Pubblico. 

Fra gli artisti che si esibiranno c’è una compagnia speciale: la Brigata Brighella. «Siamo nati questa primavera durante l’emergenza sanitaria, da una comunità preesistente che si chiama Dopolavoro Stadera – racconta Luigi Vittoria, responsabile del progetto –. Alcuni attori e soci hanno collaborato come volontari alle Brigate per l’emergenza, da lì è sorta l’idea di portare il teatro nei cortili. Ogni brigata delle varie zone di Milano poteva chiamare Brigata Brighella: mentre loro distribuivano cibo, noi distribuivamo fiabe: è nato un vero e proprio tour delle case popolari».

I teatri erano chiusi e in questo modo «abbiamo potuto continuare a esibirci ed è stato molto emozionante farlo soprattutto davanti ai bambini costretti a rimanere in casa per molti mesi. Abbiamo preso spunto dalla fiabe italiane raccolte da Italo Calvino e ne abbiamo scritte altre. Il progetto ha suscitato l’interesse di Paolo Rossi che ci ha aiutato lavorando con gli attori e la regia».

Chi è rimasto incuriosito dalle “fiabe d’emergenza” può vedere la Brigata Brighella in azione con tre fiabe della durata di 10-15 minuti venerdì alle 16.15 e alle 18.00, sabato alle 15.00 e alle 17.00 in diversi luoghi consultabili, come tutto il programma della manifestazione, su milanoclownfestival.it.

Luigi Vittoria - Milano Clown Festival 
Luigi Vittoria – Milano Clown Festival

87%

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Fonte: vita.it

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