Leggende metropolitane è il film che segna l’esordio dietro la macchina da presa del milanese Stefano Meloncelli, regista di oltre 200 videoclip per artisti della scena rap e trap. Una favola urbana degradata che mette in discussione i pregiudizi sugli “ultimi” che sarà nelle sale tra gennaio e febbraio per poi sbarcare su Prime Video dal 1° marzo.
Stefano Meloncelli presenta Leggende metropoltane
Com’è nato questo film?
«È nato durante il lockdown, l’ho scritto insieme a Gianluca Di Michele. Ho sempre lavorato nell’industria dei videoclip per sfogare la mia voglia di cinema e si sono incastrate un po’ di cose che mi hanno fatto pensare che il destino volesse la realizzazione di questo film. Ho incontrato tanti attori durante il percorso di pre-produzione, poi l’incontro con Edoardo Costa ha certificato l’importanza del progetto. La storia è piaciuta a tutti ed è stato il motore del progetto. Tra pre-produzione, produzione e post-produzione abbiamo impiegato due anni e mezzo, ma ho realizzato il mio sogno».
Perché hai scelto questa storia?
«Sono un grande appassionato di rap e sono cresciuto nell’hinterland milanese, in determinati contesti in cui ho visto un sacco di personaggi come quelli che descrivo nel film. Sono persone sole ed emarginate che fanno amicizia in bar di periferia e ho dunque deciso di parlare di questi ultimi in modo un po’ favolistico, con un narratore e i colori pastello».
Come è stato passare dai videoclip alla regia cinematografica?
«Quando avevo sedici anni ero un grande appassionato di film d’azione e provavo a replicare con una Video8 dei tagli con i miei amici. Ho studiato regia teatrale e cinematografica, i videoclip mi sono serviti e continuano a servirmi come sfogo ma anche per un altro tipo di visione tecnica. Ma con il ritmo, il montaggio e una certa effettistica ho riportato il mio piccolo mondo all’interno del cinema».
Che rapporto hai con Milano?
«Sono nato a Milano, amo tantissimo la città, ma sono cresciuto a Saronno. L’ho sempre vissuta da pendolare, ma per me è la vera capitale d’Italia: è la città più europea. Vedo tanti giovani che si fossilizzano, ma invece è una città che va vissuta».