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30. 04. 2024 07:24

La Scala vince, la cultura no: si torni in teatro

Il successo della Prima della Scala non significa che un altro modo di fare cultura è possibile. Significa che la vita nei teatri manca più che mai. Il racconto nel nostro editoriale

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La scelta della Scala di realizzare uno spettacolo il 7 dicembre in streaming mondiale e diretta su Rai 1 senza pubblico è stata «difficile e coraggiosa», secondo il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini.

A riveder le stelle, lo spettacolo trasmesso ieri sera, ha convinto il pubblico, visto che è stato seguito su Rai1 da 2 milioni e 608mila spettatori, con uno share del 14,7%, poco al di sotto del record assoluto segnato da Tosca lo scorso anno (2 milioni 850mila spettatori), ma con la differenza che allora l’opera andò in scena di sabato e un’ora più tardi.

«Uno spettacolo – ha sottolineato ancora Franceschini – che ha saputo emozionare l’Italia e il Mondo intero anche in questo tempo difficile che stiamo vivendo». «Non sono sorpreso – ha aggiunto – dal grande successo di pubblico che è l’ulteriore dimostrazione di quanto sia stata giusta l’intuizione e quante siano le potenzialità di una piattaforma digitale per offrire la cultura italiana nel mondo».

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«La pandemia – ha aggiunto il ministro – ha dato prova della grande creatività degli artisti nel cercare di mantenere vivo il contatto con il pubblico, dimostrando le enormi potenzialità dell’offerta digitale che, beninteso, non potrà mai essere sostitutiva quanto piuttosto integrare l’esperienza dal vivo».

Tutto bene, insomma. Ma questa è l’essenza del fare cultura? Probabilmente no, visto che tutti i numeri hanno mostrato come teatri e musei siano luoghi più sicuri di tanti altri oggi riaperti. E la pensa così anche il regista Davide Livermore, che ha firmato proprio …a riveder le stelle:  «Voglio comunque tornare a fare opera e teatro dal vivo».

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