È disponibile nelle librerie e negli store online il volume che ripercorre le tappe fondamentali dell’azienda leader nel settore dell’editoria. Mi-Tomorrow incontra Alfredo Gramitto Ricci, direttore di Edizioni Curci. Una storia italiana, ma anche tanto milanese.
Direttore, come spiegherebbe in poche parole il rapporto con Milano?
«Dagli anni ’60 in poi, Milano è diventata l’epicentro dell’industria musicale. Quello con la mia famiglia è un legame non solo lavorativo ma anche affettivo, che dura dal lontano 1932, quando vide la luce la storica filiale di Galleria Del Corso al numero 4, diventata negli anni la nostra sede centrale».
Crede che l’industria musicale riuscirà a superare questo momento?
«Siamo molto in difficoltà, però ci crediamo. Per quanto ci riguarda, abbiamo delle ottime riserve: cerchiamo di fare le cose cum grano salis, come si suol dire. La voglia di ripartire è tanta».
Quali sono le maggiori criticità, adesso?
«Per noi, che siamo editori puri, sebbene affiancati da Carosello in ambito discografico, il grande problema è la totale assenza di pubbliche esecuzioni. Non mi riferisco solo ai grandi concerti, bensì a tutto quello che viene suonato in alberghi, ristoranti, pianobar. Considerato il nostro catalogo, per noi è insostenibile. Viviamo di diritti d’autore, i nostri investimenti vanno tutti in quella direzione».
Il Festival di Sanremo riuscirà a portare una boccata d’ossigeno al settore?
«Dopo tutto questo clamore, è chiaro che Sanremo darà una bella spinta. Bisogna sapersela giocare bene, parlare di problematiche reali, senza porre l’accento su questioni marginali come quella dei figuranti, piuttosto che sui pochi secondi di canzone spoilerati involontariamente da Fedez. Dev’essere un occasione, questo è l’augurio».