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30. 04. 2024 07:08

Irama, dal tormentone estivo al Festival: «Come una tavolozza sempre in movimento»

Un inno alla vita e qualcosa in più: Irama riparte con La genesi del tuo colore e la voglia di «rivoluzione»

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A Sanremo lo ricordiamo per La ragazza con il cuore di latta. Ma Irama, negli ultimi anni, ha dimostrato di essere soprattutto il re dell’estate: Mediterranea è la canzone più ascoltata del 2020 su Spotify oltre che triplo platino, mentre l’Ep Crepe è certificato oro. Ora tocca a La genesi del tuo colore, un inno alla vita e un legame molto forte con la sofferenza.

Sei riuscito a dare centralità al colore, in un momento così difficile. Cosa rappresenta per te?
«La vita, senza dubbio. E non per forza qualcosa di gioioso».

Qualche esempio?
«Ce ne sono diversi: il bordeaux mi fa venire in mente la carnalità, la passione, ma anche qualcosa di cruento come il sangue. Poi ci sono colori più morbidi, più accesi, più tristi. La vita è fatta di tante sfumature che, piano piano, girano. È una tavolozza che continua a cambiare, senza fermarsi mai».

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La produzione del brano è firmata da Dardust e da Giulio Nenna, tuo musicista storico. Pensi possa diventare un tormentone “fuori stagione”?
«La cosa interessante che stiamo riscontrando in questi anni è che anche nella musica non esistono più le stagioni. Quando ho visto che Mediterranea era ancora in classifica a dicembre, ho capito che ormai non conta proporre un pezzo estivo o meno. Con Dardust e Giulio, crediamo di aver prodotto qualcosa senza etichette. Un brano che possa sia risuonare a un festival di musica elettronica, sia scatenare emozioni più malinconiche».

Duetti: hai scelto Cirano di Guccini, decisamente in controtendenza con il mood dei tuoi coetanei, “famelici” di social.
«Assolutamente no! (ride, ndr). Cirano è un attacco in primis a me stesso, è la canzone che mi rappresenta in pieno. Chiunque dovrebbero sostenere i giovani italiani che vogliono raccontare l’Italia all’estero. Sanremo va visto come Sanremo, sì, ma anche come Eurovision: è il nostro sbocco sull’estero. Sai, la rivoluzione è sempre fatta da pochi, piano piano… Dobbiamo essere i primi. Tanti di noi vogliono affacciarsi su questo nuovo mercato e io li appoggio totalmente».

Nel tuo ultimo Sanremo avevi grandi aspettative, anche perché hai presentato un brano con un tema molto forte. Che ricordi porti di quell’edizione?
«Diciamo che, quando vedi che sei primo in radio, primo in classifica, primo su YouTube e Spotify, primo ovunque, è ovvio che cominci ad avere delle aspettative. Il brano, comunque, ha ottenuto riscontro positivo e una grande risonanza nei mesi successivi».

E questo Festival come lo affronti?
«Bevendomi un gin tonic, andando a cantare e a fare musica».

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