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30. 04. 2024 05:54

Milano si rialzerà, cambiando: la storia insegna sempre, da Expo al Covid

Da Mani Pulite al Covid, passando per l’Expo di cinque anni fa

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Milano. Da Mani Pulite al Covid, passando per l’Expo di cinque anni fa: la storia insegna sempre
Milano. Da Mani Pulite al Covid, passando per l’Expo di cinque anni fa: la storia insegna sempre

Pioveva. Eppure le Frecce Tricolori sul cielo di Milano sembravano tagliare quella pioggia con la potenza dei più luminosi raggi del sole. Quel 1º maggio 2015 la città non era affatto sopita. Era un giorno di festa, certo. Ma con il sapore speciale. Si pregustava il cambiamento. Il “nuovo rinascimento milanese”.

 

 

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Milano si rialzerà, cambiando: la storia insegna sempre

Matteo Renzi, allora presidente del Consiglio, appariva gonfio come un tacchino per l’emozione che tratteneva per quell’Italia che ancora una volta ce l’aveva fatta. Contro i gufi. Contro ogni pronostico. Contro la burocrazia. Milano era arrivata puntuale all’inaugurazione dell’Expo.

Expo. Quell’Esposizione Universale fortemente voluta da Letizia Moratti molti anni prima, con la certezza che avrebbe segnato una svolta nella vita e nell’economia della città. Quell’ipotesi divenne certezza. Durante i sei mesi dell’evento. Ma ancora di più dopo. Con quell’onda lunga che aumentò vertiginosamente il “valore delle azioni” del brand Milano nel mondo. Da Expo scaturì una cascata di eventi, riconoscimenti, turisti, affari, interessi senza precedenti.

Tinte scure. Cinque anni dopo il 1º maggio si veste di colori scuri. Scuri per i morti che questa città non ha neppure potuto salutare. Scuri per le attività economiche che chiudono. Scuri per le prospettive di un turismo che tornerà, forse, tra un anno abbondante. Scuri per una politica che litiga, che non riesce a fare quadrato attorno all’emergenza coronavirus. Esattamente – anche in questo caso – l’opposto di quel che fece per l’Expo, con sindaci, governatori e premier di diverso colore politico uniti e compatti verso l’obiettivo da portare a casa. E se vogliamo dircela tutta, oggi l’obiettivo è ancora più importante di un lustro fa: oggi c’è da portare a casa la pelle. Delle persone e delle imprese.

Altezza. Ha ragione il sindaco Giuseppe Sala, che ha declinato l’invito ad offrire oggi su queste pagine il suo contributo, quando dichiara che Milano oggi si è ferita di più perché caduta da un punto più alto di altre città. Considerazione inconfutabile che riporta metaforicamente alla memoria di quanto accadde da queste parti all’inizio degli anni ’90, quando la “Milano da bere” venne annientata da Tangentopoli. La vivacità di quella Milano, con annessi vizi e deprecabili corruzioni, fu spazzata via in pochi mesi dalle inchieste della Procura nate da un gabinetto del Pio Albergo Trivulzio dove Mario Chiesa cercò vanamente di nascondere le banconote di una mazzetta.

Metafore. Antonio Di Pietro come il Covid? Per carità, il paragone sarebbe del tutto improprio, pur con una “Baggina” che tristemente è tornata ancora sotto i riflettori per motivi diversi. Di Pietro guidò un pool di magistrati per far emergere le distorsioni di una città e di un sistema marcio. Il virus, dal canto suo, ha agito in maniera subdola portandoci via una generazione e imponendoci di riportare indietro le lancette dei nostri orologi. Una cosa in comune c’è: entrambi sono stati portatori di un cambiamento. E come tale – citando Einstein – si aprirà (come si aprì trent’anni fa) una stagione di opportunità. Starà a tutti noi, a partire da chi ci amministra (a livello locale e a livello nazionale), saperle cogliere.

Cambiamenti. Su queste pagine – in sette anni – abbiamo raccontato i cambiamenti di Milano, ma anche le sue contraddizioni. Abbiamo incitato ad aggiustare le distorsioni: dalla questione ambientale all’eccessiva burocrazia, dalle speculazioni alle sofferenze. C’è bisogno di ritrovare uno spirito nuovo. Di rinnovare quel 1º maggio di cinque anni fa. Con una posta in gioco drammaticamente più alta. 

C’è bisogno di ritrovare uno spirito nuovo. Di rinnovare quel 1º maggio di cinque anni fa. Con una posta in gioco drammaticamente più alta.

Cronistoria

1º maggio – 31 ottobre 2015

Sei mesi in cima al mondo
Milano si apre al mondo, ospitando, nel sito di Rho-Pero, l’Esposizione Universale sotto il tema di “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. I Paesi in vetrina sono 137, oltre a quattro organizzazioni internazionali: Onu, Commissione Europea, Comunità Caraibica e Forum delle isole del Pacifico. I visitatori complessivi, al termine dei sei mesi, superano la soglia di 22,2 milioni.

28 maggio 2016

La Scala del calcio ospita la Champions
Milano ospita il massimo evento calcistico a livello europeo: la finale della Uefa Champions League. In un Meazza addobbato a festa la sfida è tutta spagnola tra le due maggiori squadre di Madrid, l’Atlético Madrid e il Real Madrid. La spunterà il Real ai rigori, ma per Milano è una vetrina eccezionale, con 71.942 spettatori a San Siro e un palinsesto di eventi nei giorni precedenti la sfida.

17 dicembre 2018

In vetta per la qualità della vita
Capitale anche della qualità della vita, Milano vince l’annuale indagine sulla vivibilità delle province italiane, condotta dal Sole 24 Ore. La città festeggia il suo primato piazzandosi ben sette volte su 42 nei primi tre posti per le performance conseguite negli indicatori del benessere. E conquista così lo scettro di provincia più vivibile d’Italia, dopo averlo sfiorato nel 2003 e 2004 e poi nel 2015 e nel 2016.

24 giugno 2019

Verso i Giochi Olimpici
Il Comitato Internazionale Olimpico, riunito a Losanna, assegna a Milano e Cortina l’organizzazione delle Olimpiadi invernali del 2026. La candidatura italiana viene preferita a quella di Stoccolma-Are, con 47 voti contro i 34 della capitale svedese. L’Italia tornerà quindi ad ospitare i Giochi invernali per la terza volta, vent’anni dopo Torino 2006 e 70 anni dopo l’edizione di Cortina 1956.

20 febbraio 2020

L’inizio del tracollo
È la sera della scoperta del primo caso di Covid-19 in Italia: Mattia, il “paziente uno” trentottenne di Codogno. Da quel giorno nulla per Milano sarà più come prima: scompaiono i turisti e sale la paura. Si vive nel “limbo” fino a martedì 10 marzo, quando il Governo decreta il lockdown totale: saracinesche abbassate ovunque, milanesi in fila per fare la spesa e la conta quotidiana di contagi e decessi.

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In breve

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